PESCARA – La “Fuga di Pescara” del 9 settembre 1943 rievocata e approfondita, con l’analisi dei più qualificati specialisti di storia contemporanea, per la prima volta a 80 anni esatti dal precipitoso arrivo nella città dannunziana di Vittorio Emanuele III, della regina Elena, del principe Umberto, del Maresciallo Pietro Badoglio e dei ministri militari del suo governo, a eccezione del ministro della Guerra Antonio Sorice che invece rimase a Roma. A Pescara vennero infatti prese le decisioni più gravi all’indomani della proclamazione dell’armistizio e provocarono l’implosione dell’Italia condizionando pesantemente il corso degli eventi e i successivi sviluppi.
Sabato 9 settembre 2023 dalle ore 9 all’Aurum disegnato dall’architetto Giovanni Michelucci, convegno internazionale di studi ideato e con il coordinamento scientifico di Marco Patricelli
«La resa, la fuga, la Patria – Pescara 9 settembre 1943»
che vede come relatori storici di primissimo piano e i responsabili degli Uffici storici di Carabinieri, Esercito, Marina e Aeronautica. Il convegno è patrocinato da Ministero della Cultura, Ministero della Difesa, Università “Gabriele d’Annunzio” di Chieti-Pescara e Università degli Studi di Teramo. Gli atti saranno raccolti in una pubblicazione di alto profilo scientifico destinata a essere punto di riferimento di studiosi e ricercatori.
Sessione mattutina
Roberto Olla – Introduzione: «Evoluzione e sviluppi della divulgazione storica sull’8 settembre»
Ernesto Galli della Loggia – «L’Italia nel settembre 1943: crisi morale e crollo politico-istituzionale»
Lutz Klinkhammer – «I piani tedeschi per la debellatio dell’Italia: Achse e Schwarz»
Francesco Perfetti – «Abbandono di Roma, fuga di Pescara e questione della continuità dello Stato»
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Aldo A. Mola – «Vittorio Emanuele III nell’estate del 1943: ruolo, narrazioni e fatti»
Luciano Zani – «Armistizio e Regio Esercito: rese, resistenze, prigionie»
Mimmo Franzinelli – «L’8 settembre secondo Mussolini e la propaganda della RSI»
Sessione pomeridiana
Anna Longo – Introduzione: «Le Forze Armate e la capitolazione»
Gen. B. Antonino Neosi, Direttore dei Beni storici e documentali dell’Arma dei Carabinieri – «I Carabinieri reali: senso del dovere e senso dello Stato»
Amm. Gianluca De Meis, Capo dell’Ufficio storico della Marina Militare – «Le operazioni navali della Regia Marina nel corso degli eventi armistiziali»
Ten. Col. Edoardo Grassia, Direttore dell’Ufficio storico dell’Aeronautica Militare – «Gli avvenimenti dell’aeroporto di Pescara e i loro effetti»
Ten. Col. Emilio Tirone, Direttore dell’Archivio dell’Ufficio storico dello Stato Maggiore dell’Esercito Italiano – «Il Regio Esercito e la difesa di Roma»
Nella mattina del 9 settembre 1943 una colonna di automobili partita da Roma per il precipitare degli eventi susseguenti la proclamazione dell’armistizio raggiunse Pescara dove decidere il da farsi. La città era il terminale della via consolare Tiburtina-Valeria che, essendo rimasta l’unica non presidiata e non minacciata dalle forze tedesche, venne scelta per quello che era ancora un allontanamento dalla Capitale contro cui si stava stringendo la morsa dei paracadutisti e dei granatieri corazzati agli ordini del Maresciallo Albert Kesselring, il quale applicava il Piano “Achse” di neutralizzazione del Regio Esercito già da tempo studiato dal vertici della Wehrmacht. Pescara era stata duramente bombardata il 31 agosto e la famiglia reale al bivio di Chieti optò per raggiungere il più sicuro castello dei duchi di Bovino a Crecchio, dove Umberto era già stato in precedenza. Mentre a Chieti si cercava di ricostituire il Comando supremo per coordinare la difesa (e dove invece sarà poi sciolto l’esercito), veniva convocava nel pomeriggio una riunione d’emergenza all’aeroporto di Pescara “Pasquale Liberi”. E qui, in un estemporaneo Consiglio della Corona, si prenderanno le decisioni che condizioneranno pesantemente gli eventi e la storia d’Italia, e partiranno gli ordini e le direttive di quella che diventa a tutti gli effetti la “Fuga di Pescara”. Il porto è la meta prestabilita delle corvette “Baionetta” e “Scimitarra” richiamate in tutta fretta, che sotto la scorta dell’incrociatore “Scipione Africano” dovranno convergere a Pescara per portare la famiglia Savoia, il capo di Stato maggiore generale Vittorio Ambrosio, il capo del governo Maresciallo Pietro Badoglio e i capi di Stato maggiore (i ministri Renato Sandalli e Raffaele de Courten e il generale Mario Roatta) in un luogo non ancora definito (Taranto secondo le previsioni), purché non occupato né dagli Alleati né soprattutto dai tedeschi, che sarà poi Brindisi, capitale effimera del Regno del Sud. Badoglio e l’ammiraglio Raffaele de Courten si imbarcheranno sulla corvetta “Baionetta” proprio a Pescara, in anticipo sulla famiglia Savoia e sui militari che nella notte vi saliranno a bordo nella ressa al porto di Ortona, scrivendo una pagina vergognosa che avrà conseguenze gravissime sul corso degli avvenimenti e sulla coscienza degli italiani, con lo sfascio delle forze armate e l’implosione della nazione.