Riceviamo e pubblichiamo la nota della CISL FP AbruzzoMolise
PESCARA – Le riorganizzazioni funzionano se sono concertate e condivise. In Abruzzo, invece, si è scelta la strada del non confronto, con ricadute negative sulla macchina organizzativa che non decolla.
La CISL ha sempre sostenuto la riforma organizzativa dell’Ente Regione, condividendo l’ampia delegificazione messa in atto dal legislatore regionale con l’approvazione delle modifiche alla Legge n. 77/1999. La delegificazione avrebbe portato ad una maggiore incisività dell’azione amministrativa regionale, ma a condizione che gli atti conseguenti che la Giunta e il Consiglio andavano ad adottare fossero ispirati ad un ampio coinvolgimento dei dipendenti, dei dirigenti e di tutta la macrostruttura regionale.
Un percorso che non è avvenuto per la Regione Abruzzo, probabilmente per inerzia o perché si riteneva che la riorganizzazione potesse procedere più speditamente senza il coinvolgimento degli attori. Purtroppo, dobbiamo constatare che il processo di riorganizzazione, nonostante il mancato coinvolgimento del personale e delle parti sociali, dura ormai da un anno e che i primi riscontri dell’attuazione del processo organizzativo stanno producendo una disarticolazione delle strutture regionali e un forte disorientamento tra i dipendenti.
In questi giorni, alla regione è iniziato il giro dei dirigenti tra un servizio ed un altro. Una scelta di rotazione condivisibile, ma che non può avvenire senza tener conto della professionalità e delle competenze che ciascuno ha acquisito nel corso della propria vita professionale. Una strada da seguire anche per i responsabili d’ufficio e i dipendenti in generale.
Questi metodi di gestione della riforma producono effetti negativi sull’efficienza e l’efficacia dell’azione amministrativa, avendo una ricaduta nefasta sui servizi erogati dall’Ente regione ai cittadini e alle imprese.
Le nuove norme in materia di pubblico impiego riconoscono solo al datore di lavoro i poteri della riorganizzazione degli Enti, ma l’esperienza, maturata in questi lunghi anni, insegna che le riforme, senza la partecipazione attiva di chi deve nella quotidianità essere l’attore primario dell’applicazione della riforma, porta solo a una deriva confusa della macchina amministrativa.
La CISL FP denuncia la confusione in cui versa la Regione, ma nulla è perso se il Presidente della Regione riconosce il ruolo delle organizzazioni sindacali in questi percorsi di riforma richiesti non solo dai lavoratori, ma anche dai cittadini, per rendere la pubblica amministrazione innovativa ed incisiva.