Riceviamo e pubbli
L’AQUILA – In relazione al potenziamento dell’impianto di risalita “Fontari” e più in generale a tutta alla vicenda del (Centro Turistico) Gran Sasso, deve essere innanzitutto stigmatizzato l’attacco personale (da epurazione Staliniana) del sindaco Cialente alla Dottoressa Tinti, tecnico naturalista del Parco Gran Sasso, che ha agito nel pieno del suo dovere d’ufficio e in coerenza con un consolidato quadro programmatico e normativo che dal PRP , al Parco, ai SIC, alle ZPS ha delineato una forte azione di tutela per l’area in oggetto, alla quale va la nostra solidarietà. I funzionari tecnici, in ogni Ente pubblico, ai sensi della stessa L.241/90, devono poter operare liberamente secondo “scienza e coscienza”, con riferimento alle strumentazioni tecniche vigenti senza ingerenze e pressioni politiche. L’empasse sulla vicenda “Fontari” è da ricondurre alla scelta incoerente con il quadro sopra delineato di procedere, anziché alla mera sostituzione dell’impianto esistente (progetto che sarebbe stato già approvato e immediatamente cantierabile), ad una riprogettazione dello stesso con traslazione e allungamento del tracciato. Una scelta arbitraria della quale risultano incomprensibili le ragioni tecniche, che comporta una maggior spesa, e che, risultando anche maggiormente impattante sull’ambiente, risulta nel complesso di difficile fattibilità. Ciò ha determinato l’accumularsi di un ritardo tale da rendere ormai impraticabile anche la semplice sostituzione già precedentemente progettata ed approvata, e perfino un adeguamento tecnico dell’impianto esistente, e mette a rischio la prossima stagione invernale. Questa eventualità deve pertanto essere ricondotta unicamente alla responsabilità delle scelte sbagliate ed intempestive operate dall’amministrazione comunale, e non certo al presunto ostruzionismo di una ipotetica fazione “antisviluppista”. Vanno infine sottolineati i limiti oggettivi del bacino con la sua capacità massima di 1500 sciatori, con le incertezze climatiche che riducono a 28/35 i giorni effettivi di utilizzazione nell’anno e con l’ulteriore strozzatura della Funivia con i suoi pregiudiziali costi di gestione.
Le prospettive di sviluppo futuro del comprensorio del Gran Sasso sono da ricondurre all’adozione di un modello di sviluppo più ampio ed organico , basato sulla pluralità di valenze turistiche fruibili in un arco temporale annuale e su criteri di sostenibilità ambientale e sociale, che, tenendo conto di tutti gli attori socio-economici in gioco, garantisca anche la conservazione del patrimonio naturale esistente. Le risorse per attuare questo scenario potranno essere facilmente reperite nella nuova programmazione dei Fondi Strutturali (che dovrebbero finanziare, fra l’altro, proprio la conservazione dei siti Natura 2000), ma anche nella Strategia per le Aree Interne. Un principio cardine di questo modello di sviluppo è l’investimento incentrato non più sulle infrastrutture fisiche, soprattutto se pesanti, ma sul capitale umano, attraverso interventi di formazione continua, di messa in rete degli operatori, per la condivisione di una visione di sviluppo territoriale a tutto tondo. Per fare ciò, occorre che le ingenti risorse attualmente indirizzate unicamente allo sviluppo sciistico siano più equamente ripartite fra tutti i settori turistici del territorio nel suo complesso. In assenza di investimenti ad ampio spettro, basati su una analisi accurata delle criticità del settore, nemmeno i migliori impianti sciistici al mondo potranno mai fare da traino ad uno sviluppo turistico e socio-economico del territorio.
Le potenzialità turistiche del Parco Nazionale del Gran Sasso non possono e non devono limitarsi alla breve stagione sciistica invernale, ma devono essere sfruttate in un’ottica integrata, capace di valorizzare l’area per tutto l’anno nelle sue peculiarità e valori, nel rispetto delle normative nazionali ed europee poste a tutela delle specie e degli ecosistemi.
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