L’AQUILA – Sono otto le persone altamente qualificate che la SPEE ha riportato a L’Aquila da inizio anno, assumendole a tempo indeterminato e inserendole nei propri laboratori di ricerca e sviluppo.
Si tratta di ingegneri laureati all’Università di L’Aquila che, specializzati, lavoravano in giro per l’Italia e l’Europa.
E’ la prima infornata di ricercatori che lavoreranno su più progetti strategici di ricerca industriale, finalizzati ai nuovi scenari di Smart Cities e dell’Internet delle Cose (IoT).
Nel giro di sei mesi il numero di assunzioni di cervelli salirà a quota dodici: sono infatti in arrivo i risultati aziendali di anni di ricerca e sviluppo hi-tech, oggi concretizzabili nel trasferimento tecnologico e nell’innovazione di servizi evoluti per la sicurezza e la telemedicina.
Dopo il declino del polo elettronico aquilano Luciano Ardingo, Presidente e Direttore Generale della società SPEE, conferma con i fatti che è possibile un’inversione di tendenza.
Un’inversione che non si vedeva da anni.
«Se un’impresa è smart, afferma Ardingo, può essere competitiva anche se ubicata a L’Aquila. Nel caso specifico abbiamo riportato a casa talenti ed eccellenze aquilane che daranno ulteriore impulso nel creare nuova ricchezza per il territorio.
Oggi non siamo più in un mondo dove il grande mangia il piccolo, ma dove il veloce mangia il lento, il capace l’incapace. Nell’era dell’internet delle cose ci saranno dei cambiamenti destinati a rivoluzionare il mondo del lavoro, che potrebbero indurre un’inversione di tendenza, frenando non solo la fuga di nostri cervelli ma attraendone anche altri da territori non competitivi».
«L’Aquila è oggi una città ferita, una città che sta pagando moltissimo in termini di disurbanizzazione, una città che si inserisce ancora con molte criticità all’interno dei dati nazionali e che ogni anno perde famiglie residenti.
Una città che vive un’emorragia di umanità che non riguarda solo la fetta di popolazione più intellettuale. In un’ottica che vuole ribadire il nostro concetto di resistenza, di resilienza, di testimonianza, di impegno verso la nostra terra e la nostra gente, la società SPEE prova ad invertire questa tendenza. Vogliamo diventare la meta, il punto di arrivo di alcuni dei tanti cervelli in fuga, un polo di attrazione di talenti ed eccellenza.
La nostra società è una PMI, che vive grazie al mercato. Oltre il 90 % del suo fatturato deriva da progetti acquisiti fuori dal nostro territorio. Non è un’impresa assistita, non ha mai avuto un dipendente in cassa integrazione e da oltre 30 anni reinveste utili e dividendi sul territorio.
Ogni nostro collaboratore è immerso in un ambiente di lavoro ad elevato comfort e in un contesto di formazione continua.
Operiamo a livello nazionale, con puntate corsare nel mercato globale ma con cuore e cervello ben radicati nella città che ci ha visto nascere.
Una «fabbrica» dove il patrimonio è intangibile e l’innovazione è continua.
Un laboratorio inteso come un luogo del produrre e al tempo stesso dell’apprendere.
Un’industria che oltre a produrre soluzioni e servizi, crea e attrae talenti.
L’Aquila oggi ha bisogno dell’impresa che, come nel nostro caso, quando è nata ha avuto bisogno dell’Aquila.
La nostra dignità d’impresa non consente pertanto la fuga, siamo pronti – nonostante le attuali oggettive difficoltà – a mettere in gioco tutte le nostre potenzialità per invertire la rotta e dare il via a un coraggioso progetto regionale, all’interno di una rete collaborativa abruzzese.
Convinti che un’intelligenza da sola non serva a niente.
Convinti, come ha dichiarato Luciano Ardingo, che qui si vince o si perde tutti insieme.»
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