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La storia di Ermete Brandimarte, grande ed eroico pescarese

da Redazione

via e brandimartePESCARA – Ermete Osvaldo Onorato Brandimarte nacque a Castellammare Adriatico (oggi Pescara) in Contrada Vittorio Emanuele, il 10 gennaio 1885, da Evangelista (ventisettenne “guardia municipale” figlio di Michele – “contadino” – e Carmela D’ELIA) e da Maria Anna Carmela Bruni. L’atto di nascita fu certificato dinanzi all’allora Sindaco il Cav. Leopoldo Muzii. I suoi genitori si erano sposati a Castellammare Adriatico il 22 luglio del 1881. Ermete nel 1914 fu insegnante per la Regia scuola all’estero e precisamente, per quella italo-araba, prima a Il Cairo e poi a Berka (Bengasi) . Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale fu chiamato a servire la Patria come sottotenente del 7° Reggimento Alpini. Già il 9 luglio del 1916 compì una impresa che gli valse medaglia ed encomio.

Questa la motivazione: “Attaccò violentemente una fortissima posizione nemica, e superata una doppia linea di reticolati e la zona minata, fiaccava con coraggio non comune, con rara abilità, con valore, la resistenza del nemico mediante lancio di bombe ed impiego sapente dei suoi uomini. Poscia irruppe parecchie volte alla baionetta, in terreno insidioso, contro il nemico che ancora strenuamente si difendeva, riuscendo così a concorrere brillantemente all’accerchiamento della posizione ed alla resa dell’intera compagnia – Masarè di Forcella Fontananegra, 9 luglio 1916”.

Soltanto pochi giorni dopo Ermete Brandimante entrò nell’Olimpo degli Eroi. Lui e i suoi uomini combattevano, nel bellunese, per la conquista del “Castelletto” roccaforte austroungarica. Ermete cadde eroicamente mentre, senza alcuna paura, si lanciò all’attacco della trincea nemica. Ottenne la medaglia d’Argento al Valor Militare con questa motivazione: “Nell’attacco d’importante posizione, incontrato un posto nemico che ostacolava col fuoco l’avanzata della compagnia, si slanciava risolutamente contro di esso, primo fra i primi, e lo distruggeva. Successivamente, colpito a morte, cadeva da prode sul campo. Mirabile esempio di risolutezza e di valor militare – Castelletto Val Travenanzes, 30 luglio 1916”.

Un suo superiore così annotò: “Nell’attacco contro importanti posizioni, primo tra i primi, attaccò risolutamente alla baionetta un posto nemico che ostacolava l’avanzata della compagnia, e vi trovò morte gloriosa. Le sue ultime parole furono d’incoraggiamento e di fede per il buon esito dell’azione affidata al reparto – Castelletto Val Travenanzes”.

 A cura Geremia Mancini – presidente onorario “Ambasciatori della fame”

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