Pescara

La storia di Gennaro “John” De Julio minatore morto, tragicamente, sul lavoro in Colorado

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Era nato a Roccacaramanico, oggi frazione di Sant’Eufemia, in provincia di Pescara. La moglie e i figli, con enormi sacrifici, riuscirono a realizzare il sogno americano”

ROCCACARAMANICO (PE) – Gennaro “John” De Julio nacque a Roccacaramanico (oggi frazione di Sant’Eufemia), in provincia di Pescara, il 31 gennaio 1877, da Leonardo (trentaquattrenne “contadino” – figlio di Michelangelo e Concetta Cellante) e da Maria Cristina Inglese (quarantunenne “contadina” – figlia di Adamo e Carmina D’Aloisio). L’atto di nascita fu certificato dall’allora sindaco Fiorinto Inglese. I suoi genitori si erano sposati, a Roccacaramanico, il 30 settembre 1864. Gennaro sposò, il 22 febbraio del 1902, Maria De Julio (ventinovenne “contadina” – figlia di Michele e Filomena Massarotti). Il 25 gennaio 1903 nacque Evelyn Elizabeth; il 25 febbraio del 1909 nacque Emma e il 31 ottobre del 1910 arrivò Alvin Jay (tutti dovrebbero essere nati a Roccamorice). Gennaro decise di tentate il “sogno americano”. Si rivolse all’Agenzia di emigrazione Celidonio che gli procurò biglietto e lavoro (nelle miniere del Colorado). Così la famiglia De Julio, nel 1911, sbarcò ad “Ellis Island” dal piroscafo “Duca di Genova”. Gennaro andò a lavorare nella miniere di ”Black Hanck”, distretto minerario di Rico, in Colorado (piccolo centro montano e minerario di argento e rame).

Il lavoro era durissimo e svolto in condizioni di pericolo. I minatori vivevano in fatiscenti baracche costruite per loro. Purtroppo nel febbraio del 1913 accadde la disgrazia. Gennaro De Julio rimase gravemente ferito, nella miniera Black Hawk, dopo una rovinosa caduta. Fu portato dal dottor U. L. Albers che riscontò una lesione alla colonna vertebrale (gravemente danneggiata), una gamba rotta e le estremità inferiori paralizzate. Il medico concluse: “le sue condizioni sono precarie e non si nutrono molte speranze per la sua guarigione”. Fu comunque trasportato, dallo stesso dottor U. L. Albers e da alcuni suoi connazionali, all’Ospedale di Pueblo dove nessuna cura fu possibile. Gennaro De Julio morì, il 14 febbraio del 1913, a Pueblo. La morte fu da subito colpevolmente archiviata, come sempre accadeva, come “accidentale”. Solo qualche giorno dopo nacque, il 4 marzo del 1913, la quarta figlia: Jane Rose. Solo la solidarietà dei minatori e della comunità italiana consentì alla famiglia di superare, nell’immediato, il duro momento della tragedia. Poi fu la determinazione, il coraggio e il sacrificio di Maria Di Julio a fare il resto e rendere possibile, per i suoi figli, quel “sogno americano” sfuggito al marito. La famiglia si trasferì a Montrose dove era già presente una nutrita comunità abruzzese. Maria De Julio morì a Montrose, in Colorado, il 3 novembre del 1934.

I figli:

Evelyn Elizabeth sposò, nel 1921, Dominick Williams ed ebbe due figli: Kate e Reno. Morì a Montrose il 14 dicembre del 1987; Emma lavorò al “Montrose Osteopathic” e al “Evergreen Care Center”, sposò Joe Santomaso, morì a Montrose il 24 marzo del 1997; Alvin Jay lavorò per la “C.E. Adams Publishing Company”. Fu redattore del “Ouray Herald” prima di trasferirsi in Alaska nel 1940. Dove servì l’esercito statunitense a Fort Richardson. Lavorò come abile tipografo al giornale “Anchorage Weeldy News” (ne fu anche giornalista). Divenne poi lui stesso editore, insieme alla moglie Palmer Frontiersman, del “Anchorage Shopping Guide”, morì a Palmer, Matanuska-Susitna Borough, in Alaska il 7 luglio del 1959; Jane Rose sposò, nel 1934, Tony Tessitore e morì a Montrose il 15 dicembre del 2000.

A cura di Geremia Mancini – presidente onorario “Ambasciatori della fame”

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