PIANELLA – Luigi “Gino”, Vincenzo, Pasquale Selva nacque a Pianella, in provincia di Pescara, il 4 aprile del 1926 da Gennaro e Irma Carnevali. Sin da quando era piccolo la sua famiglia si trasferì a Roma (vivevano in via Taranto). Lui pur giovanissimo, nel 1943, si avvicinò, insieme ad un suo amico e coetaneo Menotti Parisella, ad ambienti clandestini del Partito d’Azione. Per la sua abilità e per la conoscenza della città a Luigi Selva venne assegnato l’incarico di “sabotatore”. Il 20 gennaio del 1944, purtroppo, la sua vita si tramutò in sacrificio. Probabilmente per una segnalazione fatta da Franco Sabelli, un fascista collaboratore dei tedeschi e in contatto con Kappler, fu avvicinato e fermato. Forse lo stesso Sabelli era presente al fatto.
Successivamente era intenzione delle SS di portarlo nella sede di Via Tasso (tristemente nota). Il giovane abruzzese, sapendo bene cosa lo aspettasse, tentò allora di fuggire. Diverse sono le descrizioni di quanto realmente avvenne. La prima: fu fatto salire, a forza, su un una macchina per essere tradotto in via Tasso. Poi lungo il percorso, Luigi, aprì lo sportello e si gettò in strada. Fu allora che gli sparano colpendolo a morte. La seconda: lo stavano portando in via Tasso, ma a piedi, quando lui nei pressi di via Boiardo spintonò le due SS e tentò la fuga. Raggiunto da più colpi di pistola cadde, gravemente ferito, al suolo. La terza: quella riportata nel libro “1944: Diario dell’anno che divise l’Italia” di Marco Gasparini e Claudio Razeto dove si legge: “la spia dei tedeschi , Franco Sabelli, partecipa alla cattura di Luigi Selva, un partigiano diciassettenne del Partito d’Azione. Durante il trasferimento alla prigione di via Tasso il giovane tenta la fuga ma viene ucciso dallo stesso Sabelli che gli esplode contro cinque colpi di pistola”.
Trasportato all’Ospedale di San Giovanni Luigi Selva fu, nonostante le sue gravissime condizioni, interrogato. Lui non riferì nulla, non fece alcuna delazione e qualche ora dopo morì. Nel riconoscimento a lui dedicato “alla memoria” si legge: “Partigiano combattente. Studente diciassettenne si prodigava nella lotta di liberazione con giovanile entusiasmo e con patriottica dedizione. Nella organizzazione romana si distingueva per instancabile, ardita e fattiva attività, rendendo servizi particolarmente apprezzati. Braccato da un agente nemico tentava di sottrarsi all’arresto, ma cadeva gravemente ferito. All’Ospedale, prima di morire, pronunciava nobili parole di fede nella Patria – Roma, settembre 1943 – 20 gennaio 1944”.
A lui è dedicata, in via Taranto a Roma dove visse, una targa ricordo. Sulla stessa è riportata come data della sua morte quella 17 gennaio 1944. In realtà, Luigi Selva, mori nelle primissime ore del 21 gennaio 1944 (come risulta anche dai registri dell’anagrafe di Pianella).
A cura di Geremia Mancini – presidente onorario “Ambasciatori della fame”