Del resto Taranta Peligna, a quel tempo, non offriva certo altre grandi occasioni. Giunse ad “Ellis Island” sulla nave “Spartan Prince”. Dopo due anni, trascorsi nel duro lavoro della miniera, decise di tornare in Italia. Ma constatò che le condizioni non era affatto mutate e allora decise di tornare ancora negli Stati Uniti. Anche in America il lavoro era assai duro ma era almeno ben pagato. Si imbarcò dal porto di Anversa, in Belgio, e giunse ad “Ellis Island”, nel novembre del 1904, sul transatlantico “Vaderland”. Arrivò in Colorado con suo fratello Rocco.
Cominciò a realizzare lavori di scultura che, ben presto, trovarono l’apprezzamento dei dirigenti della Società. Ma fu l’incontro con il miliardario americano John Osgood (nel 1900 fu ritenuto il sesto uomo più ricco al mondo) che gli cambiò la vita. Osgood vide i suoi lavori e volle che realizzasse per lui, nel suo meraviglioso Castello di Redstone, alcune sculture.
Rimangono famosi, in particolare, i “Leoni” posti all’ingresso della meravigliosa e fantastica residenza. Ancora oggi, per le migliaia di visitatori, quei “Leoni” rappresentano, meglio di ogni altra cosa, la figura di forza e fierezza di chi ne fu preprietario. Vincenzo Madonna nel 1902, oramai aveva raggiunto una buona solidità economica, decise di lasciare il villaggio di Redstone. Andò a vivere a Boulder Country sempre in Colorado.
Anche qui continuò la sua professione di eccellente artista e “scultore della pietra” (così amava definirsi). Ancora oggi a Boulder, nella vecchia area di del Courthouse, è possibile rintracciare suoi lavori. Non si sposò mai. Morì a Boulder Country il 6 giugno del 1937.
A cura di Geremia Mancini – Presidente onorario “Ambasciatori della fame”
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