Stiamo dormendo. A Francavilla al Mare, sulla costa abruzzese, sono le 3:30 del mattino del 6 Aprile. All’improvviso un forte vento; no non è vento è una specie di boato, è come un lontanissimo rombo di un motore invisibile che si avvicina a velocità crescente sempre più rumoroso. Uno strano presentimento già ha scacciato il nostro sonno e nell’arco di pochi secondi a scacciare il presentimento un susseguirsi anomalo di oscillazioni che ci scrolla tutti dai nostri letti; ci strappa indisturbato dai nostri sogni rivelandoci una realtà agghiacciante: il terremoto! Il tempo si ferma. Il cuore corre all’impazzata cancellando ogni pensiero. I mobili tremano. Hanno preso vita? I lampadari oscillano pericolosamente e le lacrime scorrono sul viso imbevute di panico. Attesa. Silenzio. Nessun sospiro di sollievo. La tragedia che ha solo sfiorato il nostro piccolo paese, ha messo in ginocchio milioni di vite questa notte nell’aquilano. Nel cuore non c’è conforto per il pericolo mortale che noi abbiamo scampato.. Solo lutto.
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