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La torre del Bardo 2016, Shakespeare in versione Pocket Play

da Redazione

Sette spunti per conoscere meglio il genio scomparso 400 anni fa a Villa Sabucchi il 28 e il 29 agosto

La torre del Bardo 2016, Shakespeare in versione Pocket PlayPESCARA – Si rinnova la sinergia fra Comune di Pescara e Laad, insieme nel nome di Shakespeare per gli 11 anni del progetto che prenderà vita il 28 e 29 agosto prossimi a Villa Sabucchi dalle 21 per l’edizione 2016 del progetto “La torre del Bardo”, ideato dal regista pescarese William Zola. Lo spettacolo Shakespeare Lives, conoscersi e riconoscersi è un modo di riflettere sull’opera del drammaturgo scomparso 400 anni fa.

La presentazione ieri mattina in presenza dell’assessore alle Cultura Giovanni Di Iacovo, del motore della Laad Gianni Cordova, del regista William Zola. Lo spettacolo sarà preceduto da un’introduzione di Zola su “Shakespeare nostro contemporaneo”, seguirà un pezzo sulle donne shakespeariane “Eretiche, profetiche, bisbetiche” di Margherita Cordova, poi il critico Giovanbattista Benedicenti racconterà “Shakespeare attraverso la pittura” e, ancora, i Pocket play con brani tratti da: Enrico V, Macbeth, La Bisbetica domata, Giulietta e Romeo, Amleto, Riccardo III, La Tempesta. Musiche di Marco Malatesta e Marco Giacintucci, scenografie di Albano Paolinelli, Proiezioni Van Verrocchio, regia e adattamento di William Zola con Margherita Cordova.

“Villa Sabucchi è uno spazio intensamente suggestivo – così l’assessore Giovanni Di Iacovo – ma anche un esperimento riuscito che mette insieme sociale, cultura e ambiente. La grande e trasversale partecipazione a questi spettacoli è la riprova che il connubio funziona e consente di conoscere, oltre che di incontrare Shakespeare assaporandone ogni volta un aspetto diverso. Pescara ha la fortuna di avere tradizioni culturali che non vuole perdere perché appartengono al suo patrimonio, così accada da 11 anni con questo progetto Torre del Bardo, rimasto in piedi con fatica e tenacia, come tutte le cose destinate a durare, malgrado i tempi. Grazie a Zola per scriverne ogni anno capitoli nuovi e alla Laad per fare da scenario a belle interpretazioni”.

“Il progetto funziona da ormai undici stagioni e ogni anno ci ricorda quanto sia importante legare la cultura ad altre realtà e coninvolgere realtà e talenti locali in questo viaggio – dice William Zola, il regista e ideatore del progetto – Siamo nati con la proposta di offrire una linea culturale capace di rivelare uno Shakespeare singolare, così lo abbiamo raccontato ogni anno con delle variazioni sul programma: abbiamo fatto il Macbeth, il Mercante di Venezia, uno spettacolo sulle donne in Shakespeare il Riccardo III, l’anno scorso lo abbiamo raccontato attraverso Ovidio, attraverso le Metamorfosi. Oggi vogliamo presentare la grande magia delle sue opere che coinvolge lettori e spettatori, che è comprensibile soltanto mettendo in scena e assistendo ai suoi lavori. La gioia di sentirsi vivi, partecipi, incantati, ma anche spaventati poiché il suo teatro mette in scena i risvolti più profondi e bui del nostro essere. In poche parole ci mostra la vita con le sue contraddizioni e soprattutto con le sue passioni, un grande universo nel quale il lettore-spettatore viene coinvolto. Egli passa attraverso una raffinata dottrina e folgoranti intuizioni per riuscire tramite un sogno di passione a dare coscienza alle nostre emozioni. Nel genere Pocket Play, sette celebri testi shakespeariani, sostanziali per una ideazione drammaturgica, sono adattati sulla base della riduzione di un testo a pocket, come vuole la tradizione inglese. Camei, ingrandimenti di particolari fughe prospettiche che tanto più si apprezzano e danno al teatro shakespeariano un’impronta metafisica, quanto più si prestano ad essere isolati dal contesto originario”.

“Abbiamo intrapreso questo percorso perché crediamo nel valore terapeutico del teatro e in quello terapeutico della comunità che si incontrano, si confrontano e si stimano – sottolinea Gianni Cordova, fondatore della Laad – Quando nacque la Laad l’intenzione fu quella di fare una comunità terapeutica che si confrontasse e ricevesse stimoli dalla e della comunità cittadina. Questo discorso si è verificato ed è divenuto più palese da quando abbiamo avuto la gestione di Villa Sabucchi, facendo un’opera di bonifica sociale, culturale e del tempo libero. Tanto più i tempi sono oscuri e tanto più dobbiamo aumentare la vigilanza culturale che precede tutte le vigilanze ed è fondamentale in questo periodo storico, perché si lega profondamente ai grandi che ci hanno lasciato un testimone di temi alti da conservare, come Shakespeare, riprendere e trasmettere a chi verrà. Con tali intenzioni abbiamo in animo di produrre cose significative, fra cui l’ampliamento di un polo culturale che partendo da Pescara nord raccoglierà le forze migliori della cultura, volontariato, legando a questi temi alti il tessuto della città di Pescara. Puntiamo in alto e abbiamo la grande ambizione di essere promotori di questo spirito, sapendo che Pescara ha forze culturali vitalissime, che devono essere riprese, potenziate, sostenute e scoperte come sta facendo la Torre del Bardo da undici anni e tutti coloro che si prestano a questa nuova avventura”.

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