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La tragicommedia umana nel “Supermarket 24” di Grimaldi (intervista)

da Annarita Ferri

L’AQUILA – Supermarket24 è il secondo romanzo di Matteo Grimaldi, uscito il 21 gennaio scorso e pubblicato dalla casa editrice  Camelopardus di Sara Saorin.

Dopo il primo romanzo Non farmi male per Kimerik, il giovane autore aquilano ci riprova con questa sua ultima opera ambientata nel reparto ortofrutta di un supermercato in cui  Luca Sognatore,il protagonista,lavora come commesso.

In particolare viene narrata la  vita  di un semplice ragazzo nell’attesa che arrivi il primo giorno di lavoro  in un qualsiasi supermercato aquilano tra realtà vere o immaginate di colleghi, clienti e superiori:vite scandite dunque dal passare di ore sempre uguali, costrette in una quotidianità meccanica e annichilente, di cui sembra accorgersi solo lo sguardo vivace e scanzonato del protagonista Luca.

Un romanzo che non parla volontariamente di terremoto, come ha precisato lo stesso Grimaldi:

Sono abbastanza stufo della strumentalizzazione che è stata fatta di una tale tragedia per scopi certamente nobili, ma non sempre. Il romanzo è stato pubblicato senza che io abbia dovuto pagare un centesimo né acquistare centinaia di copie. Sono costretto a precisare anche questo per colpa di una piccola editoria italiana fatta di vampiri. So che non sono né un autore noto né ho alle spalle un colosso editoriale, però credo che valga la pena, a volte provare a scavare e per me, la mia storia, non vale  meno di molte altre di cui si parla ovunque

Grimaldi ha 29 anni e  per vivere lavora al Mc Donald’s dell’Aquila; scrive per passione con toni ironici perché, se è vero che

una risata vi seppellirà, sarà anche vero che un sorriso potrà risollevarci dalle macerie che ci circondano

come afferma l’autore che non nasconde che è inevitabile cancellare il ricordo del sisma che ha devastato la città lo scorso aprile. Sono usciti molti racconti e resoconti drammatici di quei giorni terribili, cui Grimaldi spesso accenna nel suo blog www.matteogrimaldi.com, ma sempre con quel tono leggero, tanto la situazione è già pesante di per sé.

Cerchiamo di conoscere meglio questo artista aquilano attraverso delle semplici domande a cui ha gentilmente risposto:

Signor Grimaldi  come nasce l’idea di raccontare l’umanità da un osservatorio particolare come quello del supermercato?

Nasce dall’esperienza personale. In un supermercato, e precisamente al reparto frutta, c’ho lavorato quasi un anno, molto più di Luca Sognatore che è il protagonista del libro. Non credevo che in un posto di lavoro così all’apparenza poco affascinante potessero celarsi dinamiche e possibilità di incontri entusiasmanti e in qualche caso terrificanti. Mi sono reso conto che il quotidiano fare la spesa si trasformava ogni volta in una carrellata di esistenze così particolari e problematiche, appartenenti a qualunque ceto sociale, dalle pretese fuori da ogni logica, che non ho potuto non scriverne. E poi i colleghi: una rappresentazione di personalità diverse, ma accomunate dalla voglia di esprimersi, sfogarsi, liberare il magone che dà loro l’essere prigionieri di vite non scelte da cui fuggono rifugiandosi – sembra un paradosso –  nelle otto/dieci ore di lavoro. È una postazione privilegiata perché concede a Luca di avvicinarsi quanto vuole all’anima e alla storia del cliente. Senza destare sospetto costruisce le vite degli altri. Li compatisce, li giudica con una franchezza glaciale finché non scatta qualcosa che va oltre il suo cinismo, un fuoco che scioglie il ghiaccio.

Quali, tra i diversi personaggi di Supermarket 24, sono fondamentali  nel suo racconto?e in cui ci si rivede?

I personaggi sono tutti fondamentali. Non ce n’è nessuno di cui il libro potrebbe fare a meno. Poi certo ci sono quelli che nascono e si esauriscono in un capitolo o due, alcune clienti per esempio che lasciano la scintilla di un incontro, e quelli che fanno compagnia a Luca per tutto il libro, come la meravigliosa Andrea o l’irritante provocatrice Sonia. E poi ci sono quelli che di tanto in tanto ritornano a rompere le uova nel paniere di Luca, come Il Roscio o Il Dottore. Sono tutti personaggi molto diversi da me che invidio in alcuni tratti e odio in altri. Ad esempio invidio la capacità di Luca di manifestare ogni volta quello che sente e pensa senza alcun freno, senza mettere paletti ai pensieri. Odio la madre del piccolo Mirko, un bambino autistico che va tutti i giorni a giocare con Andrea che gli fa trasportare cassette vuote da una parte all’altra del magazzino, che non può parlare con la voce, ma che con gli occhi grida. Sua madre non lo capisce, non sa apprezzare un gioiello tanto prezioso.

Signor Grimaldi  ha fatto mille lavori per mantenersi: pensa che la realtà e le possibilità dei giovani d’oggi siano quelle di Luca oppure  in lui hai descritto un caso limite?

Più che un caso limite direi che Luca Sognatore rappresenta un caso fortunato. Luca alla fine il lavoro l’ha trovato. Viviamo in un momento storico di cui tutti a parole sanno dire, ma solo chi si “sbatte” tutti i giorni alla ricerca di un lavoro e si vede continuamente negare un diritto, perché lavorare dev’essere un diritto non un privilegio per pochi, può capire cosa significa vivere nella precarietà, senza poter nemmeno programmare un futuro vicino. Senza sapere che piega prenderà la vita e mai trovare un punto d’approdo in cui star bene, sereni. Resto comunque dell’idea che i giovani d’oggi siano una meravigliosa risorsa su cui puntare. Che i loro sogni e la loro voglia di cambiare il mondo, che hanno tutto il diritto di provare a cambiare, visto che ci devono vivere, possano essere le armi giuste per ritrovare un po’ di certezze. Io invito sempre tutti, soprattutto i più giovani a credere in loro stessi e nelle loro potenzialità. Sarà difficile, ma se ci credi puoi arrivare lontano.

Sul retro della copertina del suo libro, i lettori troveranno diverse frasi a lei riferite di persone più o meno note del mondo dei libri,come mai questa scelta? E ha qualche aneddoto da raccontarci legati a ciò?

Quando si è trattato di scegliere che aspetto e struttura dare alla quarta di copertina ci son venute in mente le quarte dei grandi bestseller americani, quelle alla Stephen King con i commenti del New York Times o del Daily News o dell’Indipendent o di grandi nomi della letteratura internazionale. Così io e l’editrice visto il carattere ironico del libro e perché no, anche dell’autore, abbiamo deciso di scherzarci su rifacendo loro il verso. Com’è stato nel caso del paragone scherzoso che fa Rachele Landi, la curatrice del portale SoloLibri.net fra me, Moccia e Scamarcio. Oppure l’auspicio di Sara che si augura di liberarsi di me rifilandomi alla Bompiani, che (piccola chicca) ha acquistato i diritti per due pubblicazioni di Jardin, autore portato in Italia proprio da Sara e dalla Camelopardus. Nanni Riccobono è un’autorevolissima giornalista e scrittrice con cui ho avuto il piacere di scambiare opinioni su quello che stava accadendo a L’Aquila nel post sisma e che ha letto alcuni miei articoli. Francesco Gungui è un autore Mondadori che ha letto il libro molti mesi prima dell’uscita e mi ha dato consigli e pareri personali gratuiti che ho apprezzato moltissimo. E poi Paolo Di Paolo autore di libri meravigliosi come “Questa lontananza così vicina” edito da Perrone e “Ho sognato una stazione” scritto con Dacia Maraini e pubblicato da Laterza, a cui devo il grandissimo dono della prefazione che ha accettato di scrivere per il mio romanzo. Sono nomi che mi onorano.

Progetti futuri già ci sono in programma?

Sì, prima della fine dell’anno uscirà una nuova raccolta di racconti, una piccola perla per me, alla quale sono felicissimo di aver trovato una giusta collocazione. In questi mesi sto lavorando a un romanzo che ultimerò con la fine dell’estate. Un progetto molto importante che spero possa vedere la luce prestissimo.

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