TERAMO – La Stagione di Prosa del Teatro Comunale di Teramo porta in scena mercoledì 14 marzo alle 21 e in replica giovedì 15 marzo alle 17 “La vedova scaltra“, commedia goldoniana con la regia di Gianluca Guidi che ne è anche interprete insieme a Francesca Inaudi, nota per essere protagonista di celebri fiction come Tutti pazzi per amore e Una pallottola nel cuore. Non si tratta solo di una divertente commedia che ruota intorno al tema del corteggiamento e del rapporto tra ragione e sentimento, ma rappresenta anche un punto di svolta nella storia del teatro segnando il punto di passaggio tra la commedia dell’arte, basata sull’improvvisazione, e la commedia di carattere, anticipando il tema della donna fiera e corteggiata da molti uomini che farà da base alla celeberrima Locandiera.
ACS Abruzzo Circuito Spettacolo, ricorda che, per motivi indipendenti dalla proprio volontà, Giuseppe Zeno, inizialmente indicato come interprete dello spettacolo, non fa più parte del cast ed è sostituito appunto da Gianluca Guidi che ne è anche il regista.
Note di regia – Gianluca Guidi
Quando ero bambino, con gli amici, ci raccontavamo sempre delle storielle che cominciavano così: “… ci sono un francese, un inglese, uno spagnolo e un italiano…” , e così sembra cominciare la nostra commedia, in una locanda della città più meravigliosa, affascinante e del mondo: Venezia. Quattro pretendenti di nazionalità diversa ma tutti figli della futura Europa Unita. Tutti affascinati dalla bella vedova de’ Bisognosi. Tutti ricchi, benestanti discendenti da famiglie blasonate, tutti campanilisti e affascinati dalla bella e forse “inarrivabile” Rosaura. La vedova … scaltra! Mi piace Rosaura Lombardi vedova de’ Bisognosi. È una donna moderna, dalla natura “antica”. Una figura che presenta quella sensibilità e quell’intuizione appartenenti all’universo femminile. Sa ribellarsi al padre e si oppone alle nozze della sorella con un uomo molto più anziano (lei ne aveva sposato uno del quale è rimasta vedova) e, ora che può, sospesa e in bilico per prendere la decisione giusta, ponte tra la commedia “vecchia” e il mondo nuovo, per sé “sceglie di scegliere” il suo uomo. Nella migliore tradizione della vita vissuta. La meta/menzogna che adopera per sceglierlo è rappresentativa di un estro che appartiene ad esseri superiori quali sono, in realtà , le donne.
Rosaura è pilota del proprio destino, opera e decide non tanto lasciandosi guidare dai sentimenti, quanto piuttosto seguendo criteri razionali. Per seguire il suo scopo, mette a nudo le debolezze del genere maschile, fino a metterle quasi in ridicolo. Compie una rivoluzione femminista “ante-litteram” che, se ne avesse mantenute le connotazioni, avrebbe fatto vincere a tutto campo quel desiderio legittimo di emancipazione che ha caratterizzato, alla fine del ‘900, l’universo femminile.
Complici la “sua” Venezia, il Carnevale, e, di nuovo, la sua “modernità”, Rosaura nasconde il suo volto dietro ad una maschera non soltanto quando realmente indossata; ella la usa a guisa di condottiero per vincere (forse inconsapevolmente) una “guerra” di cui lei stessa non conosce i confini se non quelli personali. Per certi versi mi verrebbe voglia di chiamarla “Braveheart”. Una William Wallace della Serenissima. Goldoni evita di raccontarci (in un’altra commedia) ciò che la vita ha riservato a lei e al Conte di Bosconero durante la loro storia o unione. E forse è meglio così. Lasciamo che i nostri eroi incontrino una “normalità” che è assolutamente privata. Tutto il resto è in divenire…