Teramo

L’abruzzese Stefano Costantino morì, nel 1925, nella costruzione del “Welland Ship Canal” in Canada

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Era nato a Mutignano frazione di Pineto (TE) il 21 febbraio del 1895. Una ballata, scritta da Jimmy Loftus, divenne poi “La ballata di Costantino”

PESCARA – Stefano Costantino nacque a Mutignano frazione di Pineto (TE) il 21 febbraio del 1895.

La madre Lucia D’Isidoro era nata a Silvi e lì probabilmente risiedeva la famiglia.

Infatti al suo arrivo ad “Ellis Island”, nel 1923, gli fu attribuita come città di provenienza proprio quella di Silvi. Stefano, aveva 28 anni, quando attraversò l’oceano, sul transatlantico “Conte Rosso”, per giungere negli Stati Uniti.

La prima destinazione fu la Pennsylvania dove era già arrivato, qualche anno prima, il fratello più grande Giovanni “John” (nato probabilmente nel 1887). Stefano andò a lavorare in miniera. Dopo qualche tempo gli capitò di leggere un annuncio: “si cerca manodopera per la costruzione di un grande canale in Canada”.

A Stefano non sembrò vero. Poteva lasciare, finalmente, il buio soffocante della miniera per andare a guadagnare più soldi. Firmò il contratto con un’agenzia, salutò il fratello e partì destinazione Canada. Andò a lavorare nella sua costruzione di una delle più imponenti realizzazioni: il “Welland Ship Canal” un canale navigabile che collegando il Lago Ontario al Lago Eire consentiva di bypassare le “Niagara Falls” (le Cascate del Niagara).

La costruzione del “Welland Ship Canal” implicava, purtroppo, una grave pericolosità. Quando fu terminata la sua realizzazione si contarono ben 137 lavoratori caduti. In questo tragico elenco ci sarà, purtroppo, anche il nome di Stefano Costantino. Era il 30 maggio del 1925 e Stefano ed il collega George Spencer stavano lavorando al “Lock 3 – Section 2”. Quando, all’improvviso, si staccò dall’alto un gigantesco blocco di cemento che travolse i due lavoratori. George Spencer, riportò solo diverse fratture, ma miracolosamente salvò la vita.

Non ci fu nulla da fare per lo sfortunato ragazzo abruzzese. Rimase sepolto sotto le macerie ed i rottami di una barriera che lo avrebbe dovuto proteggere. Naturalmente, anche se era evidente l’assoluta carenza di credibili misure di sicurezza, l’inchiesta stabilì la fatalità come accidentale. L’azienda portò testimonianze, assai discutibili, di un avvertimento dato dal caposquadra e non udito dal povero ragazzo.

Stefano Costantino lasciò nel dolore la moglie, Bettina, un figlio e due figlie. Oltre alla madre, al fratello John che viveva in Pennsylvania ed altre 3 fratelli che erano rimasti in Italia. Nella piccola ed umile casa di “St. Catharines” dove l’aveva ospitato Camillo, un suo cugino, si recarono tutti i lavoratori e i cittadini per onorare la memoria di questo sfortunato ragazzo e lasciare un contributo solidale alla famiglia.

Ci fu un episodio che merita di essere raccontato. Solo qualche giorno prima Jimmy Loftus, giornalista e scrittore, che da tempo seguiva i lavori di quella che lui amava definire “Big Dich”, aveva scritto una struggente ballata “The Great Saint’s Medal”. In questa Jimmy raccontò la morte di un lavoratore e il miracoloso salvataggio di un altro Tutto sembrò essere la descrizione, incredibilmente esatta, di quello sarebbe poi divenuta la tragedia di Stefano Costantino. Per tutti quella divenne “La ballata di Costantino”. Dopo tanti anni il Governo Canadese ha deciso di realizzare un monumento che ricordi le vittime del “Welland Ship Canal”.

(A cura di Geremia Mancini – Presidente onorario “Ambasciatori della fame”)

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