A l’Aquila il Mattatore aveva mosso i primi passi da attore fino a diventare direttore del Teatro Stabile. Numerosi i messaggi di cordoglio
REGIONE – La notizia della scomparsa di Gigi Proietti, avvenuta all’alba di oggi, lunedì 2 novembre, nella clinica romana di Villa Margherita dove era ricoverato da qualche giorno per accertamenti prima di essere colpito da uno scompenso cardiaco, ha scosso l’intero mondo dello spettacolo e non. Proprio nel giorno del suo ottantesimo compleanno ci ha, infatti, lasciato uno dei personaggi più amati dal pubblico e più significativi della cultura contemporanea.
Comico, cabarettista, doppiatore, conduttore televisivo, regista, cantante, direttore artistico e insegnante italiano ma soprattutto, in tutti i ruoli, ironico e sagace, colto e raffinato, il Mattatore dello spettacolo era anche molto legato all’Abruzzo. Nel 1963 aveva esordito al Teatro Arlecchino di Roma prendendo parte a “Il Can Can degli Italiani”, uno spettacolo teatrale di cabaret scritto, diretto e interpretato dal mimo Giancarlo Cobelli che aveva musicato e messo in scena un aforisma del pescarese Ennio Flaiano. A l’Aquila poi aveva mosso i primi passi da attore fino a diventare direttore del Teatro Stabile dell’Aquila a cavallo tra gli anni ’80 e ’90 e anche nel 1999, quando il Tsa si costituì come Teatro Stabile d’Abruzzo; in quest’ultima acoosasione fu nominato da Stefania Pezzopane, allora assessore alla cultura, che oggi lo ricorda con ammirazione e affetto.
Tra i tanti spettacoli che hanno visto lo Stabile protagonista della scena italiana Gigi Proietti ha firmato la regia di “Dramma della gelosia”, interpretato da Pino Quartullo e Sandra Collodel, di”Falstaff e le Allegre Comari di Windsor”, spettacolo risultato il più visto della stagione 2001/2002, con protagonista Giorgio Albertazzi, e di “Non ti conosco più”, commedia brillante interpretata da Edoardo Siravo, Sandra Collodel, Vittorio Viviani e Gisella Sofio. É celebre anche il suo monologo in ricordo degli avvenimenti del terremoto che colpì la Marsica il 13 gennaio 1915.
Numerosi i tweet di personaggi famosi e di politici che hanno omaggiato e salutato Gigi Proietti in questo triste giorno.
MARCO MARSILIO – PRESIDENTE REGIONE ABRUZZO
Un ultimo scherzo. Questa volta l’ha fatto al destino, andandosene proprio il giorno del suo compleanno. Piangiamo la scomparsa di Gigi Proietti, legatissimo al teatro abruzzese, in particolare a quello dell’Aquila in cui era stato dapprima attore esordiente negli anni ‘70 per arrivare poi alla direzione del Teatro Stabile a fine anni ‘80. Addio, maestro. Ogni risata, oggi, la rivolgiamo al cielo in tuo onore.
CARLA TIBONI – PRESIDENTE PREMI INTERNAZIONALI FLAIANO
Increduli per l’improvvisa morte del Maestro Gigi Proietti, vorremmo ricordarlo con il sorriso e la grande professionalità espressa in ogni ruolo recitato. Attore di teatro, cinema, televisione, doppiatore e comico di rango all’occorrenza. Ma sopratutto un uomo di cultura, caratteristica che emergeva dall’enorme presenza scenica che possedeva. Il Premio Flaiano gli fu consegnato nel 1993, per la miglior interpretazione nel film “Un figlio a metà” e nel 2000 sezione teatro, per l’interpretazione “I dialoghi di Platone”. Quando salì sul palco per ritirare il Premio vi fu una standing ovation del pubblico, spontanea ed immediata a conferma di quanto le persone amassero questo straordinario mattatore. Molti giovani attori, tra cui anche Lino Guanciale, si sono formati alla scuola di Gigi Proietti, un maestro di recitazione che insegnava anche cosa volesse dire fare il mestiere di attore.
QUITNTINO LIRIS
“La morte di Gigi Proietti colpisce e addolora. E’ stato un personaggio straordinario, un artista unico nel suo genere per la sua grande capacità di vestire i panni più disparati e di interpretare in maniera inimitabile qualsiasi tipo di ruolo. In queste ore di grande commozione ricordo con grande affetto il suo legame con l’Abruzzo, molto stretto e intenso. In particolare con il Teatro stabile regionale, di cui è stato anche presidente e che ha rappresentato un passaggio fondamentale per la sua maturità professionale. Il mondo della cultura italiana perde un riferimento imprenscindibile, ma la sua grande eredità, artistica e umana, resterà immortale, così come accade solo per i più grandi”.