Lanciano, Teatro della Memoria: oggi in scena “T4”

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LANCIANO (CH) – Oggi, 4 aprile  nuovo appuntamento  della stagione 2012/2013 del Teatro Fenaroli di Lanciano. Nell’ambito della rassegna “Teatro della Memoria ”, alle ore 21 presso l’Auditorium Diocleziano andrà in scena lo spettacolo “T4 da “Tiergartenstrasse 4” di Pietro Floridia libero adattamento di Carmine Marino, regia di Stefano Angelucci Marino con Carmine Marino e Piera Spaziani; compagnia teatrale “Il Ponte” di Lanciano.

Ambientata negli anni ’40 ad Amburgo, questa storia dolcissima e tragica racconta l’incontro di due persone, George un giovane disabile mentale che vive coltivando fiori nell’assoluta innocenza di un rapporto di verità col mondo e Gertrud, l’inferm2012T4iera nazista mandata a verificare le condizioni di George con il compito di sottoporlo al programma T4, il cosiddetto ‘Olocausto minore’ che prevedeva l’eliminazione dei disabili come vite ‘indegne di essere vissute’.

L’incontro si trasforma a poco a poco in un’amicizia profonda ed in un legame di cura e di tenerezza che unirà i destini dei due fino alla fine. La scena si svolge su un duplice registro, la deposizione di Gertrud al tribunale delle forze alleate, dopo la fine della guerra e le vicende precedenti che scandiscono i momenti della storia.Il testo di Pietro Floridia, adattato da Carmine Marino e diretto da Stefano Angelucci Marino, si rivela così un convincente meccanismo teatrale. E’ lo stesso Carmine Marino a prestare il volto al disabile mentale George, un uomo, come si ricorda nel primo interrogatorio, “che ha la mente di un bambino di 8-9 anni”. Al suo fianco, Piera Spaziani è la signorina Gertrud, personaggio che cristallizzato nel ruolo dell’infermiera autoritaria, va man mano aprendosi alla realtà della vita che la porta ad essere prima di tutto donna ed amica.

APPUNTI DI REGIA:

La parola tiergarten significa zoo: sarebbe il giardino (garten) degli animali (tier). Nel testo teatrale di Pietro Floridia, Tiergartenstrasse 4 è l’indirizzo della villa di Berlino che fu trasformata nel quartier generale dell’Aktion T4, il programma sull’eutanasia con cui i nazisti soppressero oltre duecentomila disabili. Che cos’è uno zoo se non un carcere in cui gli animali sono rinchiusi in gabbie? Pertanto il giardino si rivela una galera, il luogo di delizie un luogo di sofferenza, il paradiso un inferno. E quale metafora migliore per descrivere la condizione di diversità nella Germania nazista se non quella di un giardino con le sbarre? E quante sono le reali trasposizioni metaforiche di questo (non) giardino? Campi di concentramento, campi di sterminio,

campi di prigionia, ospedali. Sì, anche gli ospedali in cui veniva applicato il T4, il cosiddetto Olocausto minore, potevano diventare dei terribili giardini in cui nascondere (ed eliminare) la diversità. Ma dietro la parola tiergarten si può scorgere anche un’altra immagine, quella di un altro giardino: non più uno zoo, ma una serra, quella in cui George ha trascorso la propria esistenza di bambino emarginato, di figlio allontanato, di uomo abbandonato; la serra in cui ha imparato a conoscere i segreti della natura, la bellezza delle piante, il colore dei fiori, in cui ha messo da parte le paure per vivere una vita di totale spensieratezza. Ma, in fondo, anche in quella serra George era come un animale in gabbia, un giovane diverso tenuto a distanza dalla propria famiglia, nascosto nella serra durante le cene e i balli, nascosto agli amici e alla società perché al di fuori degli schemi codificati dell’onestà e dell’apparenza. Ma quella serra-prigione diventa per il protagonista un luogo di sogno, il luogo da cui rifuggire dalla noia, dalla solitudine, dalla disperazione, il luogo in cui trovare per la prima volta una propria identità, un proprio ruolo nel mondo, e un amico con cui parlare: il giglio Gunther.

Quando Gertrud, l’infermiera nazista incaricata di sottoporlo al T4, incontra George, il giardino-serra si scontra con il giardino-ospedale: l’ingenuità del ragazzo fa breccia nel cuore della donna, incapace di portare a termine la missione e decisa al tutto per tutto pur di mantenere in vita il seme della speranza. Il dramma diventa così un’avventura in grado di tenere lo spettatore con il fiato sospeso per poco più di un’ora, senza interruzione, senza uscite di scena, ma in un racconto ritmato e scandito tra l’interrogatorio dell’infermiera Gertrud alle forze alleate, dopo la fine della guerra, e le scene che rievocano la bella amicizia tra i due protagonisti.

Biglietti in vendita presso il botteghino del teatro (lun/ven 16.30/19.30)

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