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L’Aquila, “le Anime Sante”: un documentario sul restauro

da Redazione

Santa Maria del Suffragio - cupola ricostruita

Scritto da Marco Zaccarelli, per la regia di Luca Cococcetta, musiche di Giancarlo Tiboni, voce off Antonella Cocciante è noleggiabile ed acquistabile on line

L’AQUILA – La mattina del 6 aprile 2009, dopo la terribile notte del sisma e la scia delle implacabili scosse di “assestamento”, era già diventata un’icona del terremoto che aveva devastato L’Aquila. Ancor più quando un’altra scossa in diretta televisiva aveva continuato ad infierire sul tamburo della sua cupola, già massacrata alle 3 e 32 della notte, facendone temere il crollo totale. Quasi per miracolo la Chiesa di Santa Maria del Suffragio, per gli Aquilani confidenzialmente “le Anime Sante”, quel gioiello tardo-barocco rimase “immota” fin quando i Vigili del Fuoco, con ardite operazioni dall’alto, non vi calarono un “ragno” di profilati di ferro perfettamente adattatosi all’interno del tamburo per metterlo in sicurezza dal crollo. Il genio italiano trovava così una singolare ed eccellente capacità d’esprimersi già nella fase di protezione del bene architettonico, con un’operazione diventata elemento d’accademia nell’intera opera di restauro dai danni inferti dal sisma alla chiesa.

Le Anime Sante, come nessun’altra chiesa aquilana, ricorda l’implacabile consuetudine dell’Aquila con i devastanti terremoti (1315, 1349, 1461, 1703, 2009) che nel corso di quasi otto secoli dalla fondazione della città hanno contrassegnato la sua storia e persino l’indole resiliente del suo popolo. La chiesa si chiama così perché sorta per volere degli aquilani dopo il lacerante sisma del 2 febbraio 1703, giorno della Candelora, a ricordo delle vittime. Quel sisma inferse gravi danni alla città e nel circondario, facendo oltre seimila morti, specie dentro le chiese dove si stavano tenendo le celebrazioni liturgiche che ricordano la presentazione di Gesù al Tempio. Quel terremoto, in qualche modo, cambiò l’indole degli Aquilani. Cambiò persino i colori della città, mutati dal bianco-rosso al nero-verde, il nero a richiamare il lutto e il verde in segno di speranza nel futuro. Da allora, in memoria di quella tragedia, finanche il Carnevale all’Aquila non inizia se non dopo la Candelora, diventando così il più breve del mondo.

Proprio per far memoria delle vittime di quel terremoto la Confraternita del Suffragio, avuto il placet della Curia aquilana, il 30 settembre 1708 diede avvio all’iter di costruzione della nuova chiesa, che il popolo subito chiamò delle Anime Sante. Affacciava sulla grande piazza del Mercato, fino ad allora dominata solo dalla Cattedrale dei Santi Massimo e Giorgio. Scrive tra l’altro Mons. Orlando Antonini, insigne studioso di architettura religiosa e urbana, nel suo volume Chiese dell’Aquila: “[…] Fin dal primo avviarsi dell’opera di ricostruzione gli Aquilani, evidentemente a causa dell’annientamento della scuola architettonica locale, barocca, dei Bedeschini, provocato dal terremoto, si vedono aver ricorso ad artisti di fuori. I romani essendo naturalmente i più a portata di mano, ci si rivolse direttamente ai grossi nomi di quell’ambiente artistico, trovandolo appannaggio della corrente culturale al momento più forte a Roma […]”.

E infatti si deve a Carlo Buratti (Novazzano, 1651 – Roma, 1734), allievo del Fontana, il progetto dell’opera messa in cantiere nel 1713, che mutuava in una propria singolarità le più raffinate esperienze architettoniche di quel periodo a Roma, dovute al genio di valenti architetti – Giovan Battista Contini, Ferdinando Fuga, Sebastiano Cipriani -, che operarono anch’essi nella ricostruzione dell’Aquila. Da qui il particolare imprinting tardo-barocco della chiesa, possente con la sua pianta parallelepipeda e l’interno a croce latina cupolata, che si esponeva nella sua magnificenza con la suggestiva bellezza della facciata, sapiente alternanza di armonie plastiche concavo-convesse di indiscusso pregio architettonico, mentre ricuciva a meraviglia la quinta urbana delle costruzioni in cui s’andava ad inserire.

La facciata, in bianca pietra concia di Poggio Picenze, fu opera di Orazio Antonio Bucci di Pescocostanzo. Di chiara ispirazione borrominiana, fu realizzata tra il 1770 e il 1775 su progetto dell’architetto aquilano Giovan Francesco Leomporra. Il risultato fu sorprendente e degno di essere iscritto tra le pagine gloriose dell’architettura religiosa aquilana. Infine la cupola. Già concepita dal Buratti, fu completata solo nel 1805 su progetto di Giuseppe Valadier (Roma, 1762 – Roma, 1839), elegantissima nei suoi caratteri neoclassici, impreziosita dai raggi solari che bucano lo splendido cleristorio in cui s’articola il poderoso tamburo cilindrico, in perfetta aderenza alla cifra classicista dello spazio sottostante con un linguaggio ormai più vicino ai valori estetici dell’Ottocento piuttosto che ai temi arcadici. Il repertorio pittorico e scultoreo che il tempio ha custodito al suo interno, insieme a quanto di più riuscito in termini stilistici della massa architettonica, hanno fatto della Chiesa di Santa Maria del Suffragio il capolavoro indiscusso del Settecento aquilano.

Ebbene, proprio questo capolavoro, uno dei simboli architettonici più significativi della città, all’indomani del sisma del 2009 risultava fortemente compromesso. Tanto da entrare tra le prime opere d’un elenco di preziosità monumentali della città sottoposto ai grandi della terra, riuniti a L’Aquila dall’8 al 10 luglio 2009 per il G8 e G20, perché ne adottassero la ricostruzione. La Francia raccolse subito l’invito a concorrere nel restauro, scegliendo proprio Santa Maria del Suffragio, contribuendovi con 3,250 milioni di Euro in una partnership alla pari con l’Italia. Un modello di collaborazione tra le strutture scientifiche, tecniche, ingegneristiche e artistiche di Italia e Francia ha contrassegnato il complesso recupero delle Anime Sante, con soluzioni di ardita innovazione e sperimentazione di nuove tecniche. Un cantiere che ha impegnato le più alte espressioni del restauro di un bene architettonico ed artistico di eccellente valore, con una forte collaborazione tra i due Paesi. Tanto che, dopo 4 intensi anni di lavori, il consolidamento e restauro del monumento è stato completato, con una spesa totale di 6,5 milioni di euro. La Chiesa delle Anime Sante è stata riaperta al pubblico il 6 dicembre 2018 con una significativa cerimonia, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e di una delegazione del Governo francese guidata dalla Ministra degli Esteri Nathalie Loiseau.

Ora, un altro piccolo capolavoro correda la straordinaria opera di restauro della Chiesa di Santa Maria del Suffragio. É il documentario “Le Anime Sante”, diretto da Luca Cococcetta con testo di Marco Zaccarelli. Un’opera di assoluto valore, per qualità e completezza di documentazione. A distanza di undici anni dal terremoto dell’Aquila, è il racconto di uno dei cantieri di recupero e restauro più attento e complesso tra quelli che stanno ricostruendo la città capoluogo d’Abruzzo. Il documentario lo fa con un’intensa e coinvolgente narrazione e attraverso le qualificate voci e testimonianze di Raffaele Colapietra, Alessandra Vittorini, Orlando Antonini, Franco De Vitis, Didier Repellin, Stefano Dascoli, Jean Francois Cabestan, Aymen Herzalla, Anna Colangelo, Nicola Inversi, Carlo Lufrano, Leonida Pelagalli, Luca Navarra e Pierluigi Biondi.

Storici, studiosi d’arte e architettura, ingegneri e architetti, rappresentanti di amministrazioni ed istituzioni contribuiscono ad illustrare un cantiere complesso, rilevante e simbolico, qual è stato quello delle Anime Sante. Una chiesa che da tre secoli è fortemente rappresentativa nella memoria collettiva degli Aquilana, la cui rinascita è stata possibile grazie alla collaborazione tra le scuole di restauro italiane e francesi, dalla capacità delle maestranze operanti in cantiere e dall’impegno paritario di Italia e Francia. Il documentario “Le Anime Sante” è prodotto da Visioni Future con il contributo di Operazione Restart, Italiana Costruzioni, Fratelli Navarra, e il supporto della Municipalità, dell’Arcidiocesi Metropolita dell’Aquila, della Parrocchia di Santa Maria del Suffragio, del Segretariato Regionale dell’Abruzzo – Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici e della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città dell’Aquila e i Comuni del Cratere, dell’Archivio di Stato dell’Aquila, del Corpo Nazionale Vigili del Fuoco e dell’Ambasciata di Francia in Italia.

Il documentario “Le Anime Sante”, 52 minuti in lingua italiana, con sottotitoli in italiano francese e inglese, è scritto da Marco Zaccarelli, per la regia di Luca Cococcetta, musiche di Giancarlo Tiboni, voce off Antonella Cocciante, audio mix Federico Martusciello, operatori Luca Cusella – Giovanni Sfarra – Matteo De Santis, operatore crane Peppe Tonelli, riprese aeree Donatello Ricci e Giovanni Sfarra. L’opera è noleggiabile ed acquistabile on line scaricandola dal sito di Visioni Future a costi assai limitati, con insita anche una finalità di solidarietà in quanto, per ogni transazione, sarà devoluta alla Croce Rossa dell’Aquila la donazione di 1 Euro (http://www.visionifuture.it/animesante/). Qui di seguito, infine, un breve profilo biografico del regista e dell’autore del documentario.

A cura di Goffredo Palmerini

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