La prossima settimana sarà contrassegnata dalle performance del Quartetto di Cremona, la formazione che festeggia quest’anno i dieci anni di attività:
lunedì 9 agosto e mercoledì 11 agosto, infatti, al Monastero di Santo Spirito di Ocre alle ore 21.00, il Festival ha in programma due concerti del Quartetto di Cremona, uno dei quartetti d’archi italiano più conosciuti a livello internazionale.
Nel primo concerto, lunedì 9 agosto alle ore 2100, il programma presenta in apertura un intenso lavoro giovanile di Webern, Langsamer satz, che introduce, con il suo sguardo ancora rivolto all’estetica tardoromantica, uno dei capolavori della maturità beethoveniana, ossia il Quartetto op. 127 di Beethoven, il primo degli ultimi quartetti che sono considerati lanciare un vero e proprio ponte verso la musica del futuro.
Il secondo concerto, mercoledì 11 agosto, sempre alle ore 21.00, è dedicato a tre autori tra loro dissimili, in un gioco contrapposto di scelte musicali: lo humour irresistibile del Quartetto op. 54 n. 1 di Haydn si contrappone, infatti, all’espressività dolente dei Crisantemi di Giacomo Puccini, in cui tutti riconosceranno i motivi della Manon Lescaut mentre nella seconda, lo spazio è interamente dedicato a Schumann di cui si ascolterà un affascinante capolavoro quartettistico, ossia il Quartetto in la magg. op. 41 n. 3.
L’attività del Quartetto di Cremona in Abruzzo si svolgerà tutta tra le austere mura del Monastero di S. Spirito di Ocre. Situato in eccezionale posizione panoramica, da cui si ammirano le catene montuose e le riserve naturali del Gran Sasso, della Maiella, del Sirente, il Monastero Fortezza di S. Spirito d’Ocre domina la valle media del fiume Aterno dalla rocca di Ocre, a 15 km dall’Aquila. Costruito dal Beato Placido a partire dal 1226, il Monastero- fortezza di Santo Spirito fu accolto nel 1248 nella famiglia cistercense di Clairvaux, cui appartengono tutte le abbazie cistercensi d’Abruzzo e che diede all’edificio una propria impronta ben riconoscibile nei dettagli architettonici. Composto da imponenti mura di cinta, un ampio chiostro, una bella sala capitolare e una Chiesa ad aula rettangolare, la fine del Monastero fu decretata nel 1652 dalla campagna di soppressioni attivata da Innocenzo X, e, oggetto di progressivo degrado, trafugate molte delle opere pittoriche che lo ornavano, si ridusse ben presto allo stato di rudere.
Ultimati i restauri del complesso nel 2000, il Monastero fu riaperto in occasione della prima edizione di “Pietre che cantano”, che ne ha fatto una delle sedi principali dei suoi concerti, e ospita da due anni una struttura ricettiva.
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