Coniugare funzionalità ed estetica
L’AQUILA – Riceviamo e pubblichiamo la nota di Sandro Colagrande (Univaq) e Salvatore Santangelo (Gsa): “Nelle scorse settimane abbiamo provato a sollecitare un dibattito (e diversi sono stati gli interventi seguiti al nostro), partendo dalla considerazione che per le strade in pietra del centro storico dell’Aquila si presenta una grande occasione legata al rifacimento di tutti i sotto-servizi.
Rispetto al primo contributo – dove sottolineavamo l’opportunità di coinvolgere l’Università e di ispirarsi a interventi innovativi recentemente effettuati in altri centri storici (Milano) – oggi vogliamo provare ad approfondire alcuni ulteriori aspetti.
Innanzitutto, sarà fondamentale effettuare una verifica strutturale delle pavimentazioni stradali in pietra esistenti per programmare il tipo di intervento da effettuare; sembra un’affermazione scontata, ma si tratta di una procedura che non sempre viene debitamente presa in considerazione.
Il secondo aspetto da tener presente è il fatto che la dimensione estetica non è fine a se stessa, ma influenza direttamente la progettazione dei rivestimenti in pietra naturale, grazie alle possibilità che questi materiali offrono in termini di flessibilità dei disegni di posa, variabilità delle gradazioni cromatiche, venature…
Quindi la scelta estetica dovrà essere strettamente legata al soddisfacimento alle prestazioni attese, per garantire la durabilità del rivestimento.
La situazione in cui si trovano le pavimentazioni stradali – comprese quelle in pietra – è un argomento di grande attualità. I fondi stradali si logorano per molte ragioni, come i fattori ambientali o il carico del traffico. La funzionalità e la regolare manutenzione sono fondamentali per garantire il comfort e la sicurezza per pedoni, ciclisti e guidatori.
Un discorso a parte meritano le pavimentazioni stradali in pietra, perché la loro regolare manutenzione non solo garantisce la sicurezza di persone e mezzi ma qualifica anche l’estetica e il decoro urbano.
Tuttavia, la necessità di ripristinare periodicamente ampie porzioni di manto stradale rappresenta per le amministrazioni comunali un problema di gestione e un notevole costo.
Le lastre in pietra e i classici cubetti in porfido vengono solitamente appoggiati sulla sabbia o su un letto di sabbia/cemento. Con il passare del tempo, iniziano a “saltare”. I motivi sono principalmente due: le sollecitazioni meccaniche causate dal passaggio delle automobili o dei mezzi pesanti (autobus), che provocano il cedimento del sottofondo non uniforme e poco resistente, e i cicli di gelo-disgelo (problema particolarmente sentito nella nostra città), che a causa dell’aumento di volume dell’acqua, degradano e sgretolano il calcestruzzo, che non è più in grado di tener fermi i cubetti.
Legato al periodo invernale è anche il ricorso al sale disgelante, che reagisce con il calcestruzzo provocando danni e fessure sulla superficie di posa.
Oggi, però, esistono dei sistemi innovativi – sviluppati anche grazie alla nostra Università – che hanno delle caratteristiche assolutamente rivoluzionarie: manutenzione ridotta, riduzione della rumorosità, rapida messa in servizio della pavimentazione, resistenza ai cicli di gelo-disgelo, ai sali disgelanti e alle sollecitazioni dei mezzi pubblici e del traffico commerciale. Tutto ciò porta a un ciclo di vita di queste pavimentazioni esponenzialmente più lungo di quelle tradizionali.
Siamo a disposizione per ogni ulteriore approfondimento, ma ora la palla è in mano all’Amministrazione comunale.”