L’AQUILA – Odissea senza fine per i rifugiati nelle tendopoli. Dopo aver affrontato l’emergenza freddo e il repentino cambio di temperatura con giornate quasi “torride”, adesso è la pioggia la nuova minaccia. Le precipitazioni che da oltre 48 ore si sono abbattute sul centro Italia non hanno infatti risparmiato i campi, provocando numerosi disagi.
Numerose tende allagate e terreno in diverse circostanze non in grado di assorbire tutta l’acqua piovuta (in due giorni circa 51 ml) e questo ha richiamato l’intervento dei vigili del fuoco meglio attrezzati per le manovre. In particolare si è cercato di facilitare il deflusso attraverso dei canali di scolo e nello stesso tempo si è cercato di isolare le tende con breccia, calce e dei tappeti in gomma. Particolarmente critica la situazione nella tendopoli di Piazza D’Armi, una delle più grandi.
Disagi anche nell’Ospedale San Salvatore dove alcune tende sono allagate ma non destano preoccupazione per il funzionamento generale della struttura come sottolinea il Manager dell’Azienda Sanitaria, Roberto Marzetti:
«gli ambulatori, a quanto mi risulta, si sono salvati e gli allagamenti hanno interessato solamente alcune tende che ospitano gli addetti della parte amministrativa»
SECONDA FASE DELL’EMERGENZA – Se da un lato l’odissea per gli abitanti delle tendopoli non sembra dare tregua, si cerca di riportare gradualmente i cittadini nelle abitazioni dichiarate agibili. Ben 11 tendopoli sono state chiuse e dalle parole del vice capo del dipartimento della Protezione Civile, Bernardo De Bernardis, si può dichiarare di essere passati alla seconda fase dell’emergenza:
«Finalmente stiamo entrando nella seconda fase dell’emergenza e gli strumenti previsti dal decreto legge cominciano a funzionare visto che molti stanno usufruendo del contributo dell’alloggio nelle abitazioni sfitte»
Nei prossimi giorni si prevede la chiusura di altre 5 tende nella speranza che le verifiche sugli edifici possano restituire alla popolazione nuove abitazioni agibili, tra quelle proprie e quelle sfitte.