L’AQUILA – Gli sciacalli hanno fatto nuovamente capolino tra le vie di Roio Piano. L’altra notte si sono introdotti in alcune case inagibili di via Lucoli. Hanno forzato le serrature, alcune le hanno divelte, costringendo i proprietari ad apporre dei sigilli esterni con catene e lucchetti. Il bottino è stato infruttuoso, loro malgrado.
Qualche mobile sgangherato li ha lasciati evidentemente indifferenti. Tali pseudo fantasmi sono solo dei furfanti che si aggirano tra i vicoli di questi borghi silenti approfittando dello stato di abbandono in cui versano. I centri storici delle frazioni aquilane potrebbero, però, rivelarsi un boccone amaro anche per “canasse” avide e ben collaudate come le loro: gli interni, di quelle che una volta erano confortevoli mura domestiche, sono estremamente pericolanti e insicure. Frugano nelle case malconce dei nostri cari pensando di trovare chissà cosa. Ma ad accoglierli c’è solo polvere, ragnatele e fabbricati ulteriormente devastati dai terremoti dei mesi scorsi.
Nel vano tentativo di trovare un tesoro nascosto, violano l’intimità di chi ora è costretto a vivere in abitazioni provvisorie e che lotta quotidianamente per riavere semplicemente ciò che gli apparteneva. Sembrano, in verità lo sono, lontani quegli anni in cui le famiglie potevano tranquillamente lasciare le chiavi alle toppe delle porte. I tempi sono cambiati, e con essi sono cambiati anche i nostri paesi. Sono trascorsi ben otto anni di purgatorio dal periodo in cui quelle vie erano animate da un “pacifico caos”. Auguriamoci che in quei luoghi torni al più presto il vociare della gente e lo schiamazzare dei bambini. Un auspicio che potrà concretizzarsi solo dando il via a una sostanziale opera di cantierizzazione e, perché no, aprendo quegli ambienti comunitari posti a valle che sono ancora desolatamente chiusi.
(a cura di Fulgenzio Ciccozzi)