Questa sera e domani presso la Casa del Teatro
L’AQUILA – Nell’ambito del progetto “…e tu slegalo subito”, promosso dall’associazione 180 Amici onlus, ArtistiAquilani ospiterà due spettacoli di Teatro Atlante di Palermo che si terranno il 28 e 29 ottobre alla Casa del Teatro, in Piazza d’Arti, via Ficara a L’Aquila.
Lo scopo del progetto è la sensibilizzazione e la riflessione sul tema della contenzione meccanica e farmacologica. Si propongono una serie di attività per promuovere la conoscenza di queste tematiche.
VENERDÌ 28 OTTOBRE, ore 21.30
SETE
Regia: Emilio Ajovalasit
Con: Giulio Votta
Disegno Luci: Fiorenza Dado
Produzione: Teatro Atlante
In collaborazione con: Artisti Aquilani
Lo spettacolo affronta il tema della giustizia e della colpa partendo dalla figura di Leonardo Vitale, primo pentito di mafia per motivi di coscienza. Leonardo Vitale, uomo d’onore della famiglia Altarello di Baida, nel 1973 si presenta spontaneamente alla questura di Palermo e svela tutto ciò che sa su Cosa Nostra. Si accusa anche di gravi delitti, tra cui alcuni omicidi.
Mentre parla i suoi occhi sembrano vedere solo il crocifisso appeso alla parete. Leonardo confessa tutto, vuole espiare, rinnega la fede mafiosa e si rifugia nella fede in Dio. Crede nella giustizia divina e confessa alla giustizia terrena. Le persone da lui accusate vengono prosciolte, mentre lui, dichiarato malato di mente, è l’unico ad essere condannato.
Da quel momento Leonardo viene trattato da pazzo e internato nel manicomio criminale. Viene scarcerato dieci anni dopo, nel giugno 1984, e, subito dopo, ucciso. Lo spettacolo parte dalla vicenda storica di Vitale per affrontare temi più ampi come il pentimento, la giustizia, l’espiazione, il rapporto fra verità, follia e religione. I testi usati sono tratti in gran parte dal Libro dei Salmi, a cui si mescolano brani poetici ed estratti della deposizione rilasciata da Vitale in questura.
SABATO 29 OTTOBRE, ORE 21.30
di e con Preziosa Salatino e Sabrina Vicari
Il 20 febbraio 1999 la drammaturga inglese Sarah Kane perde la sua battaglia contro la depressione e muore suicida a soli 28 anni.
Questo spettacolo, che vede in scena un’attrice e una danzatrice, tenta di indagare le complesse sfumature dell’animo femminile: il rapporto con la propria immagine, la non accettazione del corpo, la solitudine e la paura del confronto con l’altro
. Ma è anche un atto di denuncia contro i limiti della psichiatria e l’accanimento terapeutico: “non c’è nessun farmaco sulla terra che possa dare un senso alla vita”. In questo lavoro, la forza graffiante e dissacrante della parola incontra l’effimero silenzio della danza, dando voce e corpo alla sofferenza di un’anima in cerca di se stessa.