Ad annunciare l’iniziativa, il direttore della Cna della provincia dell’Aquila, Agostino Del Re, durante la serata conclusiva della manifestazione “Valore donna”, che si è svolta al ridotto del Teatro comunale, dove è andato in scena lo spettacolo della cantautrice, Grazia Di Michele, “Sante, bambole, puttane”.
“L’intento è quello di dare nuova speranza a donne vittime di violenza, sia fisica che psicologica, di mobbing sul lavoro e di altre situazioni di dolore, che le hanno portate sull’orlo del baratro”, spiega Del Re, “facendole realizzare in altro, come imprenditrici. Questo il progetto che la Cna intende trasferire anche sul piano nazionale. La media in Italia ci dice che la media delle imprese in rosa oscilla tra il 30 e il 35%, nel settore artigianale: una fetta elevata che testimonia il valore delle donne, come recita lo slogan della manifestazione. Un grido di dolore che si trasforma in speranza e supporto concreto per il futuro”.
Sul palco, Grazia Di Michele con Gloria Liberati, per una narrazione tra poesia e musica, che racconta storie di donne abusate, donne bambine e schiave, private della libertà e della dignità. Ma anche di donne volitive, che non si arrendono al destino e combattono per una vita migliore.
“Il titolo dello spettacolo, Sante, bambole, puttane”, ha detto Di Michele, “racconta un po’ il modo in cui tante volte le donne vengono considerate dagli altri, non come si considerano. A volte per dei pregiudizi, a volte per delle proiezioni strane: nella storia che si dipana in questo spettacolo ci sono tante storie di donne con un nome, un vissuto, dei sentimenti ed emozioni, al di là dell’etichetta che viene loro appiccicata. Ogni canzone è un nome di donna preceduta da un racconto che ne narra la vita. La maggior parte sono storie vere”, afferma Di Michele, “come quella di Tamira, che è una bambina che vive in un villaggio dell’Albania dove vige ancora il codice d’onore, per cui se si ammazza una persona di una famiglia, i parenti possono a loro volta uccidere tutti i congiunti dell’assassino. Per delle colpe che i bambini non hanno commesso, si trovano a vivere tutta la vita chiusi dentro casa, unico luogo sicuro”.
Uno spettacolo che si snoda sul tema centrale dell’emancipazione della donna “ancora lontana, a guardare quel che succede”, conclude Di Michele, “tra i femminicidi e le donne che provano a denunciare un sopruso, anche sul lavoro, e vengono, a loro volta, etichettate come “leggere” o passano in modo assurdo da vittime a colpevoli. Di strada ce n’è ancora tanta da fare”.
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