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L’ARTA puntualizza sul dragaggio del porto di Pescara

da Redazione

PESCARA – Rispetto a quanto scritto dal giornalista Antonio Fragassi nell’articolo dal titolo “L’ARTA aveva ragione: gettati a mare 11 mesi”, pubblicato sul Tempo di  ieri  (7 novembre 2012), il Direttore Tecnico dell’ARTA Abruzzo, Giovanni Damiani, tiene a precisare quanto segue:

1) allo stato attuale delle approfondite e rigorose verifiche effettuate con ISPRA sulle procedure analitiche utilizzate per i sedimenti del porto di Pescara è effettivamente stato dimostrato che l’ARTA aveva ragione sull’assenza di naftalene, mentre non è stato possibile accertare al di fuori di ogni ragionevole dubbio la presenza o assenza di DDT e più esattamente se le concentrazioni di questo analita fossero inferiori ai 4,8 microgrammi per chilo, condizione per la collocazione in mare dei sedimenti trattati non come rifiuto bensì come movimentazione di sedimenti marini secondo le linee guida del Manuale APAT-ICRAM;

2) si torna a precisare che le predette circostanze non riguardano tutti i sedimenti portuali, ma esclusivamente una quota di essi, individuata nei pressi della darsena commerciale;

3) il complesso dei sedimenti che si trovano all’interno del porto canale (canaletta e bacino di evoluzione) e nell’area compresa tra i moli e la diga foranea, infatti, è sempre risultato contaminato e per questi non si è mai ipotizzato alcuno sversamento in mare;

4) in ogni caso, seppur contaminati da sostanze inquinanti pericolose, la concentrazione di tali inquinanti nei sedimenti del porto canale di Pescara risulta all’ARTA (e nessuno ha mai contestato il risultato) notevolmente inferiore ai limiti fissati dalla legge per definire “pericoloso” il sedimento-rifiuto da asportare. Pertanto, dalle analisi effettuate dall’ARTA secondo il Piano di caratterizzazione redatto da ISPRA, la stragrande maggioranza dei sedimenti da dragare è risultata “rifiuto speciale non pericoloso” e sarebbero classificabili come tali anche per il DDT, qualora presente nella quantità rinvenuta dal laboratorio privato;

5) infine, essendo stata riscontrata anche da ISPRA l’estrema difficoltà nell’avere assolute certezze sugli effettivi tenori di DDT, è stata avviata ed è in corso una procedura nazionale di verifica delle metodologie analitiche oggi utilizzate, che ha il suo fulcro nelle attività congiunte tra ISPRA e Distretto Provinciale ARTA di Chieti ed è finalizzata ad individuare protocolli operativi condivisi e fissare livelli di incertezza analitica.
Nessun laboratorio in Italia è oggi certificato per la ricerca e determinazione di DDT nei sedimenti marini e al momento, per quanto riguarda quelli del porto di Pescara oggetto di contenzioso, 5 laboratori hanno rilevato assenza o tracce minime di DDT e derivati, mentre 2 sostengono il contrario.
In proposito va detto che, in collaborazione con ISPRA, il laboratorio del Distretto Provinciale di Chieti ha avviato l’iter di accreditamento per l’analisi del DDT.

 

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