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“L’asino” in scena con Florian Metateatro e Teatri Molisani in Norvegia

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Giovedì 11 maggio alle ore 18.30 il Florian Metateatro di Pescara sarà in Norvegia, ospite all’Istituto Italiano di Cultura di Oslo, con uno spettacolo che ha già girato in diverse città italiane – tra le ultime Milano, al Teatro Filodrammatici, e Bologna ai Teatri di Vita – epresentato anche a Pescara nella scorsa stagione. Si tratta de “L’asino” di Jon Jesper Halle, regia Gianluca Iumiento, con Anna Paola Vellaccio e Stefano Sabelli, musiche dal vivo Arianna Sannino, scene e disegni Keziat.

Jon Jesper Halle, è un autore norvegese, docente di drammaturgia alla KHIO, National Accademy of the Arts di Oslo. Dal suo debutto come autore, nel 1984, ad oggi, ha scritto drammi e commedie per Teatro, Radio e Televisione. In Scandinavia, nel 1996, con Dagenes Lys, tra le sue opere più rappresentate, ha vinto il Premio Ibsen, mentre con Lilleskogen, nel 2004, il Premio Hedda.

Il suo lavoro di drammaturgo, che oggi ispira molti giovani autori scandinavi, unisce un linguaggio poetico e talvolta onirico alla narrazione d’impronta realista. Nelle sue opere, spesso in forma di dark comedy, Halle, mette in scena il lato oscuro della quotidianità scandinava, quello che non traspare sotto l’apparente perfezione borghese e l’agiato e perbenismo nord-europeo. Ansie, paure, senso di inferiorità e precarietà si mescolano così a rabbia repressa, frustrazioni e sogni troppo grandi per essere realizzati.

L’ Asino, atto unico sperimentale, scritto da Halle in una fase di ricerca e studio sulla scrittura polivocale – teorizzata ed elaborata dall’americano Paul Castagno – non sfugge a questo schema. Anzi lo esaspera. Tipico del teatro polivocale è infatti il movimento di un’azione scenica non prevedibile, ispirata piuttosto dal dialogo interiore, subliminale e occulto, tra le voci del dramma, in continuo scontro dialettico fra loro. Lo Spettacolo tratto da L’ Asino è una coproduzione fra Teatri Molisani e Florian Metateatro che ha presentato questo inedito di Halle in Prima mondiale ad Asti Teatro 2021, dopo una prima mise en espace, presentata a Viterbo a Quartieri dell’Arte, a settembre 2020, in piena emergenza Covid. Mette in scena un serrato dialogo a due, fra un ruolo femminile realistico e uno maschile evocativo .

Ne nasce un incontro/scontro che da un piano, apparentemente naturalista, improvvisamente tracima in una rappresentazione multiforme e sarcastica della società scandinava contemporanea, messa a nudo e sferzata con irridente epicità, mentre, sempre più evidenti, emergono le Voci di dentro di una donna comune.

’intreccio del testo si muove tra un piano narrativo naturalista – la disperata ricerca del senso della vita di Kari, Anna Paola Vellaccio, una donna già avanti con l’età – e un piano mistico-metaforico dove la narrazione prende improvvisamente una connotazione epica e multiforme con il ruolo di Voce, interpretato da Stefano Sabelli.

Assumendo a volte le fattezze di uomini che hanno lasciato un segno indelebile nella sua vita, altre volte mostrandosi come una figura di emancipazione, una sorta di guida spirituale, un traghettatore mistico, Voce si presenta a Kari per aiutarla a liberarsi da ogni restrizione che soffoca la sua apatica e informe vita. I due, lasceranno insieme la gabbia della casa a schiera con giardino di Kari per avventurarsi in un lungo viaggio, dove il mondo interiore di Kari corre verso le creste montane e verso rifugi, fiumi e laghi della terra dei fiordi. Un continuo e doloroso scavo nella memoria che fa emergere le scelte di cui la donna sente di doversi pentire. Le verità mai confidate. Guidata da Voce, che la sfida con nuovi e continui interrogativi costringendola senza sosta a una sorprendente migrazione mentale, Kari intraprende il suo ultimo, più lungo e difficile viaggio.

In scena insieme ai due interpreti la giovane cantautrice Arianna Sannino, che alternando canzoni di Mina, dei Måneskin, dei Rokes e di suoi brani appositamente composti, che sposano benissimo il testo di Halle, segue e accompagna con la chitarra e le canzoni l’azione fino ad esserne inglobata.

I disegni di Keziat – fitte ragnatele di linee, tracciate con un compulsivo uso di biro multicolori – danno vita a un caleidoscopio di panorami visivi e mentali che si susseguono a ritmo incessante, diventando rappresentativi dello stato d’animo e delle fantasie più recondite di Kari, arricchendo con uno sguardo d’artista l’impianto visivo dello spettacolo.

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