PESCARA – Riceviamo e pubblichiamo la nota dell’Associazione Pescara Punto Zero, dell’associazione Terra Nostra, del comitato No rifiuti a Fosso grande e dell’associazione Nuovo Saline:
“In questi giorni si rincorrono le notizie relative a presunti “scarichi abusivi” che scaricano reflui nel fiume in prossimità della foce, ai quali si attribuisce la causa dei livelli di inquinamento che minaccerebbero la stagione balneare alle porte.
Assistiamo con sgomento alla presentazione – o forse meglio definirla rivelazione? –della mappa da parte del direttore Generale dell’azienda acquedottistica, Bartolomeo Di Giovanni, come riportato dal quotidiano “Il Centro” indicanti i punti precisi degli scarichi, in particolare nella mappa ne risulterebbero dieci, uno di questi scoperto recentemente dai tecnici dell’Aca è più grande degli altri. Si trova all’altezza del ponte nuovo e raccoglie tutte le acque reflue di via Gran Sasso.
“…Da una prima verifica, questa mega fogna risulterebbe non in regola.
Nella lista presentata dal direttore generale gli scarichi vanno dalla Madonnina fino al ponte nuovo. Il primo, è un canale già conosciuto dall’Aca, che si trova all’altezza del Museo ittico, sulla golena nord, nelle immediate vicinanze del ponte del Mare. Altri due scarichi, un tubo e un canale, sempre nella zona del Museo ittico, invece non risultano negli archivi dell’azienda acquedottistica.”
Massimo Melizzi di Pescara Punto Zero: “Alla luce di tale situazione, ci sorgono inquietanti quanto ineludibili interrogativi:
1. L’azienda acquedottistica è o era a conoscenza della presenza di tali scarichi e di eventuali allacci di acque scure (quelle delle fognature, per intenderci…) di edifici residenziali, o attività commerciali?
2. Se la risposta è negativa, come ci auguriamo, allora gli stessi edifici, o abitazioni, HANNO PAGATO PER ANNI TARIFFE PER IL SERVIZIO DI DEPURAZIONE DELLE ACQUE NON DOVUTE.
Sulla questione si è espressa la Sentenza della Corte Costituzionale n. 335/08 che ha dichiarato costituzionalmente illegittima, in quanto ritenuta in contrasto con il principio di uguaglianza di cui all’art. 3 della Costituzione, la norma di cui all’art. 14 comma 1, Legge 36/94 (Disposizione in materie di risorse idriche) sia nel testo originario, sia nel testo modificato dall’art. 28 della Legge 179/2002 (Disposizioni in materia ambientale) nella parte in cui prevede che la quota tariffa riferita al servizio depurazione è dovuta dagli utenti “anche nel caso in cui la fognatura sia sprovvista di impianti centralizzati di depurazione o questi siano temporaneamente inattivi”.
inoltre, in virtù di tale decisione l’utente potrà ottenere la restituzione delle somme pagate illegittimamente qualora:
a) in un eventuale giudizio dia la prova del pagamento degli ultimi 10 anni (termine di prescrizione),ad esempio producendo i bollettini di pagamento;
b) dia la prova che gli impianti di depurazione non hanno assolto affatto alla funzione o che addirittura gli stessi erano inesistenti (tale prova può essere fornita ad esempio attraverso una richiesta di ordine di esibizione dei documenti ex art. 210 c.p.c. oppure con un accesso agli atti fatta prima di iniziare il giudizio).
In sostanza, inoltre, recenti sentenze della Cassazione, e dei Giudici di Pace di Nola e Sorrento, (del 2009 e 2010) sanciscono il principio che la tariffa per la depurazione è l’importo corrispettivo di un servizio,non di un tributo, pertanto gli utenti hanno diritto al risarcimento.
Risarcimento che è già costato 20 milioni di euro alla GO.RI s.p.a. Che opera nell’ATO della costiera sorrentina e amalfitana. Durante la Commissione Comunale di Controllo e Garanzia del Comune di Pescara svoltasi su questa nostra iniziativa risarcitoria, il consigliere comunale Piernicola Teodoro ha confermato che l’ACA ha rimborsato molti utenti dei Comuni serviti dalla stessa proprio sulla base della sentenza della Consulta, come riscontrabile dal verbale di commissione.
Su tale principio di risarcimento abbiamo già avviato la richiesta all’ACA di fornirci la mappatura delle tubazioni alle quali sono collegate le utenze ignare che i loro reflui non sono depurati ma per i quali pagano da decenni la tariffa depurazione. Oltre a tale documentazione abbiamo chiesto di sapere quali sono stati i periodi e la durata di inattività del servizio depurazione al fine di poter calcolare la quota risarcimento anche per mancato servizio, malfunzionamento.
Questa iniziativa legale non riguarda solo Pescara ma tutti i Comuni dell’ATO e la stiamo allargando ai Comuni di Spoltore, Montesilvano e Città Sant’Angelo. In questi ultimi, il problema degli impianti di depurazione a ridosso del Saline è già sotto osservazione da anni da parte dell’associazione Nuovo Saline che raccoglie dati sulla condizione ecologica del Fiume Saline attraverso 8 stazioni di monitoraggio in cui, attraverso lo studio della micro fauna bentonica e dei macro vertebrati acquatici, studia gli effetti dell’inquinamento sull’asta fluviale.
L’ultimo monitoraggio (marzo 2016) evidenzia che, mentre a monte del depuratore e dell’Ex Discarica di Villa Carmine la biodiversità è ben strutturata ed abbondante,
a valle, in prossimità dello scarico, la fauna bentonica stanziale si estingue completamente.
Ciò è un dato significativo sull’attuale inefficenza del sistema di depurazione.
Nuovo Saline è solidale con l’azione di tutela in corso e fornirà, ai nostri legali, i dati tecnici e le risultanze del monitoraggio della biodiversità che dimostrano il malfunzionamento del depuratore attivo sull’area del Saline al fine di intraprendere azione risarcitoria.
Anche a Vasto e Chieti stiamo informando la cittadinanza con le associazioni locali di consumatori visto che i loro problemi di depurazione sono identici ai nostri.
La Legge viene incontro, finalmente, agli utenti e le nostre associazioni metteranno a disposizione i loro legali per le azioni risarcitorie.
PER INFORMAZIONI SU COME PROCEDERE PER I RIMBORSI: info@pescarapuntozero.it
Pagina facebook https://www.facebook.com/pescarapuntozero/?fref=ts”
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