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“Laura” il nuovo lavoro discografico di Assunta Menna

da Redazione

Il 10 giugno presso il gazebo del Museo Paparella sarà presentato in una conversazione a cura del Prof. Enrico Gallenga e di Carmine Perantuono

PESCARA – Sarà presentato il 10 giugno il nuovo lavoro discografico della cantante abruzzese Assunta Menna, dal titolo “Laura”, presso il gazebo del Museo Paparella di Pescara (Viale Regina Margherita,1) in una conversazione a cura del Prof. Enrico Gallenga e di Carmine Perantuono (inizio ore 18.00). Seguirà un aperitivo a cura del Gran Caffè Vittoria di Chieti nel giardino del museo.

“Laura” contiene otto standard dagli anni ’20 ai ’40 riarrangiati in maniera raffinata ed elegante da Paolo Trivellone. Si avverte nel disco la sua voglia di discostarsi dalle versioni originali dei brani originali sia a livello armonico che stilistico.

“La parte sia ritmica che stilistica partiva un po’ da me – spiega Assunta Menna – mi sono poi affidata completamente a Paolo Trivellone: i suoi arrangiamenti mi sono sembrati diversi da quelli che ero abituata ad ascoltare e cantare. Nel tempo ho faticato per centrare bene sia la parte vocale che quella sillabica. Ho dovuto cambiare anche quella melodica perché lui ha dato degli accordi differenti dalle partiture originali”.

L’idea di questo nuovo lavoro discografico nasce dal desiderio di Assunta Menna di lasciare un segno:

“Questo disco riguarda tutta la mia vita – sottolinea la cantante – sono arrivata ad un punto della mia attività professionale in cui ho sentito la necessità di vedere a che punto mi trovassi. Ho chiamato la persona della quale più mi fido sia musicalmente che umanamente, Paolo Trivellone, e ho espresso questo mio desiderio a lui. L’idea girava da un anno circa nella mia testa ed insieme a lui siamo arrivati a decidere di voler fare del jazz, in particolare degli standard. I brani che conosco di più sono quelli che vanno dagli anni ’20 ai ’40. All’inizio c’erano anche un paio di pezzi bossanova, però alla fine ho escluso sia la musica brasiliana che brani italiani optando solo per la musica americana dagli anni’20 ai ’40”.

La storia musicale di Assunta Menna nasce in maniera “sui generis”: ha sempre strimpellato ed ascoltato musica che, insieme all’attività motoria, è la sua grande passione.

Le due cose si sono anche spesso incrociate: da ricordare “Corpo e Anima Project” realizzato con Fabrizia D’Ottavio e “Piano Voce e Volo” con Michele Di Toro e Valentina Caiano.

Ad un certo punto della sua vita la Menna ha iniziato a studiare canto con la vocal coach Maria Cristina Cameli mai pensando di arrivare al jazz, invece c’è riuscita studiando per oltre dieci anni.

Si è così ritrovata ad avere un bel repertorio di standard e ne ha estrapolati otto per il disco: quattro ballad e quattro swing con un giusto equilibrio fra atmosfere slow e più movimentate.

Ognuno di questi brani ha una memoria storica ed un motivo per essere presente nella tracklist.

Partendo da “Laura”, del quale il padre di Assunta Menna era innamorato, ci sono per lo più brani che la cantante ascoltava da bambina dentro casa quando suo zio si faceva spedire dall’America dei dischi jazz. Sono stati scelti da lei quelli più ascoltabili e fruibili che potessero emozionare l’ascoltatore.

Le nuove stesure degli stessi, curate da Paolo Trivellone, non mettono in evidenza solo la grande vocalità di Assunta Menna, ma, proprio per volontà della stessa cantante, tendono a far risaltare gli eccellenti musicisti coinvolti nel progetto.

Claudio D’Amato, pianista giovane molto bravo emergente di Sulmona, ha dato un grande apporto fondamentale al quintetto. La scelta per il batterista è caduta su Paolo Pandolfi, un virtuoso dello strumento, adatto al suono e agli arrangiamenti scelti da Paolo Trivellone.

Non si volevano poi i soliti fiati e dunque ecco la tromba e anche in questo caso scelta mirata su Jorge Ro (Assunta Menna dice a riguardo: “Sono rimasta folgorata ascoltandolo e l’ho voluto fortemente”). Ed infine ovviamente la classe di Paolo Trivellone al contrabbasso: ecco dunque gli Stardust Quintet.

C’è il giusto e bilanciato incontro fra vocalità e forza dei musicisti: non esiste una primadonna negli otto brani.

“Sono stata generosa io e loro generosi con me credendo nel mio progetto. Ho detto a Paolo di suonare … io canto, ma voi suonate … non dovete solo accompagnarmi. Avendo praticato sport per tanti anni con il disco ho voluto creare una squadra di dieci persone: mi sono così sentita tranquilla in ogni fase della sua registrazione come se giocassi in casa”, spiega a riguardo Assunta Menna.

Il sapore dell’album “Laura” è omogeneo: anche se sono pezzi diversi fra loro si capisce cosa si sta ascoltando, ne si riconosce lo stile, la voce della cantante e i musicisti coinvolti. Dallo studio fatto con il grande maestro Bob Stolov nasce anche il modo di improvvisare di Assunta Menna che ritroviamo in vari episodi del disco: presenti infatti dei momenti di “scat” nei brani più veloci, non ce ne sono troppi nelle ballad proprio per dare spazio alla versatilità dei musicisti.

Il titolo del disco è legato alla vita di Assunta Menna:

“Nei primi giorni di prove ho cominciato a pensare a quale titolo potessi dare a questo album: mi è così venuta la folgorazione che io lo avrei voluto lasciare a mia nipote che si chiama Laura come mia madre, fra i miei standard preferiti c’è il brano Laura e dunque tutto è nato in maniera spontanea”.

“Laura” esce per la Spray Records, la produzione è di Belfino De Leonardis (che è anche manager di Assunta Menna). Il disco è stato inciso negli Studi At di Sulmona di Andrea Tirimacco.

“LAURA” …. BRANO PER BRANO COMMENTATO DA ASSUNTA MENNA:

“Sono otto brani scelti a mio gusto incontrando ovviamente anche quello dei musicisti”.

Body and Soul (1939): “È uno di quelli che adoro e ho studiato in maniera approfondita”;
Blue Skies (1926): “Mi rievoca la fanciullezza, lo ascoltavo spesso con mio padre”;
Laura (1945): “Era uno standard molto amato da mio padre”;
All of me (1931) “È uno di quelli più freschi”;
Smile (1936): “È di Charlie Chaplin fatto qui a milonga, c’è un incedere quasi orientale”;
Blue Moon (1934): “È legato al ricordo di mia madre ed è stato il primo brano che ho suonato al pianoforte: con mio padre che suonava al violino e al mandolino facevamo delle specie di jam session”;
Stardust (1927): “È un altro di quelli che ricollego alla mia infanzia: ai miei tempi lo ascoltavo con l’unica fonte sonora possibile, un giradischi con cassettino e braccino”;
Bye Bye Blackbird (1926) “È un altro standard meraviglioso e non poteva mancare”

Questi i musicisti coinvolti nel progetto “Laura”:

Claudio D’Amato- Pianoforte e Fender Rhodes .
Nato a Pescina (Aq) inizia a studiare pianoforte a 8 anni e continua a perfezionare il suo stile affiancando grandi musicisti Jazz.
Jorge Ro- Tromba e Flicorno
Nato in Argentina inizia giovanissimo a suonare la tromba. Dal 2004 si trasferisce in italia ed inizia una affermata carriera musicale
Paolo Trivellone-Contrabbasso.
Musicista affermato e stimato da oltre 40 anni nell’ambiente musicale Jazz.
Paolo Pandolfi – Batteria.
Ha iniziato lo studio della batteria negli anni ’70 in Svizzera e nord Italia. Da molti anni suona jazz distinguendosi in particolar modo nell’uso delle spazzole.

Foto di Piero Cipollone

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