Il vastese Simone Larivera, meglio conosciuto come “VkingPlans”, con i suoi 10.000 followers su HearthStone scardina i luoghi comuni sugli E-sport e introduce il suo nuovo progetto con Luca Pagano.
VASTO (CH) – “Alea iacta est” è il famoso brocardo di Giulio Cesare, antico imperatore romano, che significa: “Il dado è tratto”. E non è una coincidenza: durante l’impero romano, infatti, i giochi di carte, dadi e d’azzardo erano tra i passatempi favoriti della popolazione, non solo per il brivido della sfida ma soprattutto per il lavoro di strategia e arguzia che alcuni giochi richiedevano. Alcuni dei più intelligenti e influenti artisti della storia dell’umanità, infatti, erano soliti cimentarsi nei giochi di carte e nei giochi di intelligenza. Attualmente tali giochi si sono spostati su internet e hanno coinvolto e connesso molti più utenti, sempre più capaci e agguerriti.
Nato a Vasto, in provincia di Chieti, nel 1988, il giocatore Simone Larivera, conosciuto su HeartStone con l’avatar “VkingPlans”, ha cominciato a giocare con i videogames giovanissimo per poi affermarsi, nel tempo, come un seguitissimo giocatore italiano di e-sport. Lui stesso, tuttavia, intervistato più volte sui risultati del suo lavoro, afferma che in Italia i luoghi comuni sugli e-sport sono troppi per potersi permettere di lavorare solo in questo ambito. Simone, infatti, lavora anche nella gestione e creazione di attività per Tom’s Hardware, mentre collabora con Luca Pagano nella realizzazione del progetto sul multigaming QLASH, che chissà non possa un giorno diventare una vera e propria squadra di giocatori di videogames da competizione.
Si pensa spesso, infatti, che il giocatore di e-sport sia un solitario e non debba allenarsi fisicamente. Simone, al contrario, dimostra con la sua esperienza che socializzare in alcuni e-sport è determinante ai fini del risultato, tanto che attribuisce ancora la vincita al Day 2 dell’Hearts & Spades Invitational ai compagni di squadra e alla sintonia del gruppo nella ideazione e messa punto delle strategie congeniali. Il primo mito da sfatare, quindi, vede il giocatore di e-sport rinchiudersi nella sua camera e disconnettersi dal mondo. L’ambito virtuale, al contrario, diviene un mezzo per connettersi al mondo reale sebbene a distanze più ampie rispetto alla realtà.
Non è vero, inoltre, che l’allenamento fisico non serva: negli “sparatutto” la reattività è fondamentale come il grado di concentrazione, che solo attraverso un allenamento sportivo adeguato possono essere migliorati.
Secondo Simone, quindi, una volta messi da parte i soliti cliché, chissà che un giorno non si possano considerare gli e-sport al pari di qualsiasi altro sport come il calcio, il basket o la pallavolo che richiedono allenamento, talento e strategia al pari di qualsiasi e-sport. Sta di fatto che con più di 10.000 followers e più di 1.000 spettatori a partita, Simone si è ormai affermato come giocatore professionista di videogame italiano, precursore di un mondo che, gradualmente, si sta muovendo nella direzione di un riconoscimento ufficiale.