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Lavoro: emergenza e priorità per l’Abruzzo

da Redazione

Michele Lombardo Leo Malandra Sandro Del Fattore

ABRUZZO – La regione, infatti, malgrado un recupero in termini occupazionali assoluti rispetto al 2016, ma non ancora rispetto al 2008, continua ad avere un alto tasso di disoccupazione giovanile e un basso tasso di occupazione femminile. Inoltre, come dimostrano i dati più recenti dell’osservatorio sul precariato dell’INPS, l’occupazione che si crea è prevalentemente precaria, a termine e di bassa qualità.

D’altra parte i numeri sono eloquenti: nel 2015 le assunzioni a tempo indeterminato erano 50.405, nel 2016 29.375, nel 2017 25.418. All’opposto, nel 2015 le assunzioni a tempo determinato erano 92.709, nel 2016 102.443, nel 2017 132.183. Si rileva altresì un utilizzo superiore alla media nazionale dello strumento contrattuale della somministrazione. Come si evince dai numeri, le assunzioni a tempo indeterminato nel 2018 dimezzano, mentre quelle a termine raddoppiano. Quando, anche di recente, qualche esponente del governo della Regione commenta entusiasticamente i dati ISTAT sull’andamento dell’occupazione, dimentica di rilevare che l’occupazione è composta prevalentemente di lavoro a termine, molto spesso della durata di pochi mesi. Inoltre la disoccupazione giovanile, nella fascia di età tra i 18 e i 34 anni, ammonta al 45,32%. A ciò si aggiunge che i cittadini abruzzesi che vivono sotto la soglia di povertà sono il 12% della popolazione, mentre sono 350.000 le persone che si trovano a rischio di povertà.

Di recente, anche a fronte di questa situazione, il Vice Presidente della Regione Abruzzo ha presentato un pacchetto di proposte sul lavoro finanziato con il fondo sociale europeo. Si è parlato di 8000 possibili assunzioni nei prossimi anni. Ben vengano questi eventuali 8000 nuovi posti! Vogliamo però richiamare l’attenzione sulle seguenti considerazioni: quella valutazione viene fatta sulla base di ciò che è stato fatto con i bandi pubblicati nel recente passato su cui andrà fatta, come abbiamo chiesto, un’attenta verifica. Non c’è nulla di scontato, quindi, che i nuovi bandi producano i risultati annunciati. Inoltre c’è bisogno che i fondi impegnati nelle diverse misure siano vincolati alla continuità del rapporto di lavoro e alle assunzioni a tempo indeterminato, e che le misure sulla formazione, anche attraverso il contributo delle parti sociali, siano in grado di individuare i profili professionali utili alle specializzazioni produttive presenti nella regione.

Inoltre facciamo notare quanto segue:

1 – Sempre sui temi del lavoro e dello sviluppo, la Regione Abruzzo, le organizzazioni sindacali e tutte le parti sociali due anni fa hanno sottoscritto un “Patto per il lavoro e lo sviluppo” che garantisse una unitarietà, diversamente dal passato, della programmazione 2014-2020 dei fondi europei; una operatività degli investimenti previsti da quella programmazione con una puntuale verifica del procedere dei programmi, dell’uscita dei bandi, dell’effettuazione delle assunzioni, della individuazione di eventuali ostacoli e delle misure volte alla loro rimozione. A due anni dalla sottoscrizione di quel “patto per il lavoro” quasi nulla è stato fatto di quanto previsto. Vi è una responsabilità evidente di chi fino ad oggi ha guidato la Regione. Questa è, tra l’altro, una delle ragioni per le quali lo scorso 3 febbraio CGIL CISL UIL hanno portato in piazza migliaia di lavoratori e lavoratrici. Nonostante impegni formali assunti dal Presidente della Regione, a tutt’oggi non si è svolta alcuna verifica di ciò che è stato sottoscritto;

2 – Il ”Patto per il lavoro e lo sviluppo” doveva essere sostenuto dalle risorse dei fondi FSE e FESR. Ad oggi la Regione Abruzzo sconta un forte ritardo nella capacità di spesa di queste importanti risorse. Questo ritardo costringe la Regione a rivedere le previsioni di spesa per l’anno in corso: si rimodula la spesa di ben 9.246.390 euro per il FSE e di 7.300.550 per il FESR. Questo ritardo nella capacità di spesa, come hanno evidenziato gli stessi rapporter della Commissione europea nell’ultima riunione del Comitato di sorveglianza, è dovuta ad una carente organizzazione della macchina amministrativa. La necessità di una migliore organizzazione della macchina amministrativa era stata già messa in evidenza dalle organizzazioni sindacali all’inizio della programmazione 2014-2020 proprio per evitare gli errori del passato. Nulla però, fino ad oggi, è stato fatto.

3 – Occupazione e lavoro stabile si creano anche e soprattutto con investimenti e infrastrutture. Più volte, con diversi ministri, è stato presentato il Masterplan. CGIL CISL UIL hanno per tempo rimarcato alcune criticità (ad esempio la scarsità di risorse impegnate nelle attività produttive: solo il 5,9% rispetto al dato medio nazionale, che è del 23,1%). Al tempo stesso, però, le organizzazioni sindacali ne avevano chiesto la rapida attuazione e l’avvio dei cantieri, in particolare per le infrastrutture e le opere di bonifica ambientale. Ad oggi della effettiva attuazione di quello strumento si sa poco o nulla. Inoltre si era convenuto di avviare una iniziativa nei confronti del governo nazionale per assegnare all’Abruzzo una quota supplementare di FSC (si erano ipotizzati 133 milioni) a titolo di parziale indennizzo rispetto al taglio delle risorse dei fondi strutturali europei. Non solo ciò non è avvenuto, ma nella delibera CIPE di ripartizione del Fondo sviluppo e coesione 2014-2020 per l’Abruzzo è stanziata una cifra irrisoria di 5,84 milioni (il Molise ha ottenuto finanziamenti per 12 milioni). Facciamo notare che il FSC, per la gran parte, finanzia opere infrastrutturali decisive per lo sviluppo produttivo, sociale, civile della regione. L’Abruzzo ne avrebbe grande bisogno ma la “distrazione” della Regione da questi problemi ha portato a un risultato assai deludente.

4 – Ci sarebbe stato bisogno di un confronto serio sulle aziende partecipate per migliorare la qualità dei servizi erogati e la salvaguardia dell’occupazione. Questo confronto tutt’oggi langue.

5 – Registriamo ancora i ritardi strutturali e funzionali sulle politiche attive del lavoro. Inoltre lo stesso sistema regionale della formazione non rappresenta oggi un vero strumento per le politiche attive del lavoro, in quanto non opera in riferimento a fabbisogni formativi reali ed aggiornati e non attua la certificazione delle competenze acquisite.

Nessuna risposta abbiamo avuto, fino ad oggi, sull’attivazione dell’Osservatorio permanente sul credito regionale, strumento utile per famiglie e imprese.

Non possiamo che apprezzare che il Vice Presidente della Regione ponga al centro dell’attenzione il grande tema del lavoro e dello sviluppo, come abbiamo più volte sollecitato anche con la mobilitazione, ma rimangono senza risposta o non attuati punti rilevanti o impegni sottoscritti decisivi proprio su tali temi.

In conclusione non ci possiamo più permettere di spendere poco, male e lentamente.

Sottolineiamo l’urgenza della riorganizzazione della macchina gestionale e amministrativa nel suo insieme, per aggredire il ritardo e accelerare la spesa, cioè i risultati sulla popolazione abruzzese.

Parallelamente va avviato il confronto sulla nuova fase di programmazione 2021-2027, già promosso in altre regioni, i cui documenti sono in discussione a Bruxelles per evitare il cumularsi dannoso di ritardi su ritardi.

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