Riceviamo e pubblichiamo da Gianluca Castaldi senatore M5S un comunicato in cui vengono rivolte domande a Paolo Scaroni ,Amministratore Delegato di ENI, sul tema delle trivellazioni con particolare sottolineatura del loro impatto sull’ambiente e degli effetti prodotti sulla salute dell’uomo.
Nei giorni scorsi nella Decima Commissione del Senato vi è stata l’audizione ,nell’ambito della indagine conoscitiva sui prezzi dell’energia elettrica e del gas come fattore strategico per la crescita del sistema produttivo del Paese, dell’AD di ENI,Scaroni. Abbiamo fatto le nostre domande sul tema della indagine.
Ma abbiamo pensato che alla multinazionale del fossile che andrebbe assegnato il tormentone della pubblicità Rai … “di tutto di più”. Con poteri assoluti di pubblicità occulta, sottoforma di finti articoli di cronaca sui vari quotidiani nazionali, mentre sono nella realtà veri e propri messaggi pubblicitari ben pagati, la società del Cane a sei zampe imperversa sbattendosene di regole e ambiente, anche grazie a stuoli di geologi pronti ad affermare il tutto e il contrario di tutto.
Le sue piattaforme si incendiano e si inabissano nei mari di tutto il mondo (risparmiano sulla sicurezza?), e colonizzano il Mediterraneo, grazie ai buoni rapporti coi governi e con i ministri. Le sue trivelle sulla terraferma perforano dovunque c’è una convenienza economica, sbattendosene di creare rischi alla salute e paure sociali e guasti ambientali irreversibili.
L’Eni perfora a 800 metri da un ospedale, a 300 da un paese, a 2 km. da una diga, dentro gli alvei dei fiumi, lungo le faglie sismogenetiche, non rende pubblici i piani ingegneristici, usa acidi tossici e se ne frega del rischio di inquinare la catena alimentare umana dato che perfora indisturbata lungo le aree di ricarica delle sorgenti dei fiumi.
“Scaroni rispondi”, rivolto all’ad dell’Eni, Paolo Scaroni, c’è sembrato per questo il minimo atto dovuto, partendo da una serie di domande utili a comprendere come la multinazionale italiana si rapporti con i cittadini, l’ambiente e le risorse primarie dei territori. Attendiamo le sue risposte.
“Scaroni rispondi”, a queste domande:
1) Quali studi indipendenti l’Eni vanta per giustificare l’uso di sostanze tossiche e nocive nel sottosuolo italiano; la moria di pesci nei laghi e nei fiumi; le perforazioni e la reiniezione di acqua di strato ad alta pressione in aree sismiche, in aree di ricarica dei bacini idrici del sottosuolo e in prossimità di centri abitati, attività sociali e aree coltivate?
2) Che fine fanno le migliaia di tonnellate annue di rifiuti prodotti da una piattaforma marina o da una trivella in terraferma e se esiste un registro dei fanghi e dei rifiuti petroliferi?
3) Perché non sono pubblici i piani ingegneristici dei singoli pozzi in terra e mare al fine di capire cosa accade, con quale tecnica e sostanze chimiche perforano e cosa si incontra nel sottosuolo pubblico?
4) Come si spiega un costo del 33% più alto del prezzo del gas in Italia, rispetto a paesi come l’Inghilterra, la Germania e il Belgio che hanno condizioni commerciali, strutturali e di regolamentazione dei prezzi al dettaglio simili all’Italia?
5) Chi paga i danni delle emissioni climateranti e inquinanti?
6) Se non ritiene di dover rallentare la corsa alla perforazione selvaggia nel Mar Mediterraneo e in aree dagli ecosistemi delicati, come le pianure e l’Appennino italiani, dato che oggi è possibile abbattere l’apporto del fossile alla produzione di energia elettrica?
7) Se risponderà alla denuncia fatta dal M5S in Aula al Senato sul sospetto di costituzione di fondi neri in Basilicata nei pozzi dichiarati a gas, ma che inquinano col petrolio?
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