Associazioni e movimenti dei paesi adriatici insieme per le prossime tappe della mobilitazione
SPALATO – Metà della popolazione croata è contraria alle perforazioni in mare; la Slovenia le ha già vietate; e le stesse compagnie petrolifere in Croazia rinunciano ai permessi per la mancata convenienza economica delle estrazioni.
Grande attenzione per l’opposizione popolare e istituzionale che sta avendo luogo in Italia; solidarietà al Coordinamento No Ombrina e preoccupazione per la Conferenza dei servizi del 9 novembre.
In una tre giorni, dal 26 ottobre a ieri, si sono incontrati a Spalato rappresentanti di organizzazioni e movimenti ambientalisti di Albania, Croazia, Montenegro, Slovenia e Italia che aderiscono al network SOS Adriatico con l’intento di dare vita a una piattaforma comune per difendere l’Adriatico dai petrolieri. Per l’Italia hanno partecipato Legambiente, i movimenti No Ombrina e Trivelle Zero Marche.
“I governi e le compagnie petrolifere cercano di fuorviare l’opinione pubblica nei diversi paesi che si affacciano sull’Adriatico. Le minacce che incombono sull’Adriatico travalicano i confini nazionali e devono essere affrontati su scala internazionale. E’ paradossale che alcuni politici croati, per contrastare le proteste, sostengono che in Italia si autorizzano progetti senza problemi, mentre in Italia, con il medesimo intento, si porta ad esempio proprio la Croazia e il suo piano di rilascio di permessi.” ha dichiarato Mosor Prvan dell’associazione SUNCE di Spalato.
“In Montenegro, d’altro lato, l’opinione pubblica non è informata sui piani del governo relativi a ciò che avverrà in Adriatico. Il processo di esplorazione e di sfruttamento dell’Adriatico sta procedendo in maniera analoga in tutti i paesi, con mancanza di trasparenza da parte delle autorità” afferma Natasa Kovacevic dell’Associazione montenegrina Green Home.
“S.O.S. Adriatico ha commissionato un sondaggio sul tema delle perforazioni in mare Adriatico, condotto dall’Agenzia IPSOS Puls a ottobre 2015 su un campione di 1.000 persone selezionate in tutta la Croazia ha rivelato che il 49,4% del campione è contrario allo sfruttamento del petrolio in Adriatico, il 37.9% è a favore, mentre il 12.7% non sa. In Dalmazia la percentuale dei contrari sale al 56% mentre solo il 31% è favorevole. Solo un anno fa le percentuali risultavano invertite. In questo anno il movimento ha informato i cittadini con eventi e manifestazioni. Questo risultato è una vittoria per noi. Un fatto significativo è che in Slovenia il Governo ha deciso di vietare ogni attività di perforazione in mare. L’Adriatico è un golfo di un mare chiuso, il Mediterraneo, che mostra segnali di depauperamento della qualità ambientale e che non può sopportare ulteriori stress di natura antropica. Questo vale anche per la terraferma; basti pensare alla situazione in Albania dove le recenti alluvioni hanno portato l’inquinamento dei pozzi prima nei corsi d’acqua e poi in mare” sostiene Zoran Tomic, alla guida di Greenpeace Croazia.
“Durante il meeting c’è stata molta attenzione a quanto sta accadendo in Italia” hanno dichiarato i referenti delle associazioni e dei comitati italiani che hanno partecipato all’incontro. “I nostri colleghi ci hanno chiesto chiarimenti sulle molteplici iniziative di contrasto istituzionale portate avanti da diverse regioni e dagli enti locali. Il confronto è stato proficuo perché sono state poste le basi per numerose azioni comuni da realizzare nei prossimi mesi, come iniziative verso la Commissione Europea per la mancanza della valutazione dell’effetto cumulo e della Valutazione di Impatto Ambientale transfrontaliero sui singoli progetti petroliferi approvati dal Ministero dell’Ambiente italiano. Si prevede anche di redigere rapporti sulle concessioni che interessano l’Adriatico in questo momento, di attivare la prossima estate un’iniziativa comune di sensibilizzazione dei turisti in tutti i paesi rivieraschi e di rafforzare lo scambio di informazioni ed esperienze tramite visite ai luoghi delle mobilitazioni. Lavorando in maniera coordinata e condivisa crediamo di poter conseguire successi importanti. Infine, ci è stata espressa solidarietà e preoccupazione per la Conferenza dei servizi sul progetto petrolifero Ombrina Mare, convocata dal Governo italiano per il 9 novembre. Un singolo incidente potrebbe, infatti, determinare gravissimi danni in tutto l’Adriatico”.