L’Associazione ambientalista interviene sullo sblocco Ombrina Mare 2
Il condono delle trivelle in mare previsto dall’articolo 35 del Decreto Sviluppo (decreto legge n. 83 del 22 giugno 2012, recante misure urgenti per la crescita del Paese) ha sbloccato la costruzione di fronte alla costa abruzzese del pozzo della Medoilgas Ombrina Mare 002.Il parere positivo della Commissione VIA autorizza infatti le attività di estrazione e l’utilizzo della piattaforma galleggiante per il primo trattamento in loco del greggio estratto.
La stessa richiesta nell’ottobre 2010 era stata fermata dai vincoli imposti dal dlgs 128/2010, approvato dopo l’incidente alla piattaforma Deepwater Horizon nel Golfo del Messico nell’aprile del 2010, perché troppo vicina alla costa. Vincoli azzerati dalla nuova norma, come dimostrano le note riportate sul sito della stessa Commissione VIA nazionale lo scorso 25 gennaio: “Il parere n.541 del 07/10/2010 è stato sostituito dal parere n.1154 del 25/01/2013 a seguito dell’entrata in vigore dell’art.35 della Legge n. 134/2012”.
«Le attività petrolifere autorizzare si svolgeranno a poche miglia dalla costa proprio di fronte l’istituendo Parco nazionale della costa teatina – commenta Angelo Di Matteo, presidente di Legambiente Abruzzo – Una scelta, quella della compagnia petrolifera e autorizzata dal Governo nazionale, assolutamente incompatibile con il percorso di tutela e valorizzazione del territorio scelto dalle Comunità locali».
Legambiente ha chiesto con forza l’abrogazione dell’articolo 35 del decreto sviluppo, definendolo un vero e proprio condono alle trivelle petrolifere nel mare italiano che continua a mettere fortemente a rischio l’ambiente marino costiero e lo sviluppo dei territori.
«Tutto questo avviene in nome di una presunta indipendenza energetica che durerebbe appena 7 settimane, stando ai consumi attuali e alla stima delle riserve accertate sotto il mare italiano – ribadisce Angelo Di Matteo – Lo scenario della Strategia Energetica nazionale del ministro Passera è ben più limitato di quello basato sulla valorizzazione del territorio, sull’istituzione del parco della costa teatina e sul protagonismo delle Comunità locali che sono, invece, sempre più tagliate fuori nella valutazione e nel rilascio dei permessi di ricerca ed estrazione,sia sul territorio di competenza sia nel mare».
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