Il dossier sulla qualità ambientale evidenzia : Pescara e L’Aquila in vetta nazionale per lo spreco d’acqua. A Chieti vince l’eco management, a Teramo zero isole pedonali
Giunta alla sua 18esima edizione, l’annuale ricerca di Legambiente e Ambiente Italia sullo stato di salute ambientale dei Comuni capoluogo italiani, realizzata con la collaborazione editoriale del Sole 24 Ore, è stata presentata ieri a Genova nel corso di un convegno che ha visto la partecipazione, tra gli altri, di Marta Vincenzi, sindaco di Genova, Roberto Bertollini, Chief Scientist di Oms Europe, Enrico Gelpi, presidente di Aci, Bernardo De Bernardinis, presidente di Ispra, Maria Berrini, presidente Istituto di Ricerche Ambiente Italia e Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente. Il dossier “Ecosistema urbano 2011” di Legambiente ,che sintetizza i dati di tale ricerca , evidenzia che anche i capoluoghi di provincia abruzzesi si rivelano poco sicuri per la qualità ambientale in linea con la situazione di immobilismo generale nei capoluoghi italiani. In generale nelle città italiane manca la sicurezza di cui non si parla. Smog, traffico, rifiuti, sprechi d’acqua, industrie e abitazioni a rischio sono pericoli sottovalutati.
I punti deboli dell’Abruzzo in particolare continuano ad essere le politiche energetiche, la raccolta differenziata e l’indice della mobilità sostenibile. Troppe auto e poco trasporto pubblico.
Quest’anno non c’è un’unica vetta nella graduatoria di Ecosistema Urbano di Legambiente e non solo perché in nessun centro urbano italiano si vive al massimo della qualità ambientale, ma perché per la prima volta la fotografia scattata dal rapporto del Cigno verde diventa tridimensionale e raggruppa i 104 comuni capoluogo in tre categorie: 15 grandi città sopra i 200.000 abitanti, 44 medie città tra 200.000 e 80.000 abitanti e 45 piccole città sotto gli 80.000 abitanti. In queste tre classifiche troviamo Pescara alla 37esima posizione delle medie città, e Chieti, Teramo e L’Aquila rispettivamente alla 23esima, alla 29esima e alla 35esima delle piccole città.
I nuovi numeri dei principali comuni capoluogo di provincia d’Italia ci dicono che una delle prime emergenze ambientali da affrontare è quella dello smog. Non è un mistero, per Legambiente, che Pescara si avvicini palesemente al numero di superamenti consentiti all’anno dei limiti di PM10 già in primavera, e infatti la troviamo nella seconda metà della sua classifica di riferimento per la media dei valori medi annui registrati (34). Non pervenuti sono i dati di Chieti e L’Aquila, mentre Teramo si attesta in 22esima posizione.
L’Aquila e Pescara rientrano tra i 12 Comuni italiani a continuare ad avere perdite idriche di almeno il 50% (L’Aquila 50%, Pescara il 55%), mentre con il 41% e il 29% Chieti e Teramo di collocano rispettivamente al 33esimo e al 19simo posto della classifica delle piccole città. Pescara però è al primo posto per l’efficienza della depurazione, anche se Teramo e L’Aquila non scendono sotto il 90%.
Per la produzione di rifiuti, invece, anche quest’anno i dati confermano che il raggiungimento degli obiettivi di legge è ancora lontano. Quello per il 2010, fissato al 55%, non è stato raggiunto da nessuno dei quattro capoluoghi: è Teramo ad avvicinarcisi di più, con il 52,2%.
Infine la densità automobilistica, che costituisce uno degli elementi più critici per le città e distingue sfavorevolmente l’Italia nel panorama internazionale, si mantiene molto alta anche in Abruzzo. Rispetto ad alcune grandi capitali europee (Londra, Parigi e Berlino) che registrano valori molto bassi (32 auto/100 ab circa), il tasso medio di motorizzazione dei comuni capoluogo italiani si mantiene molto più alto, con 63,7 auto ogni 100 abitanti, e l’Abruzzo non fa eccezione: 61 sono le auto per ogni 100 abitanti a Pescara, 64 a Chieti, 68 a Teramo e ben 73 a L’Aquila.
Ha dichiarato Antonio Sangiuliano, della segreteria regionale di Legambiente :
sono tante le insicurezze legate ad un cattivo ecosistema urbano e se ne parla sempre troppo poco . Sono innumerevoli i rischi legati al traffico automobilistico, allo smog, alla siccità e la saltuarietà dell’approvvigionamento idrico, alle costruzioni prive di standard antisismici, alla presenza di grandi impianti industriali, alla produzione e smaltimento dei rifiuti.