CHIETI – Ieri mattina, a Chieti, presso la Sala del Consiglio Provinciale, si è svolta una giornata di studio sulla Legge di Bilancio 2017, appuntamento organizzato da Anci e Ifel con sindaci, amministratori e funzionari per confrontare posizioni e criticità e rappresentare le istanze del territorio abruzzese.
La prima considerazione avanzata dal Sindaco di Chieti, Umberto Di Primio, Vicepresidente Nazionale Anci, ha riguardato il DL “Sicurezza Urbana”.
«Dopo aver visto accolti in “Commissione Affari Costituzionali e Giustizia” della Camera dei Deputati gli emendamenti avanzati da Anci sul Decreto Sicurezza delle Città e poi nel passaggio dalla Commissione alla Camera veder cancellato tutto quanto proposto – ha commentato il Sindaco Di Primio – credo che l’unico aggettivo per classificare l’atteggiamento del Parlamento non possa che essere “offensivo”. Non è possibile che Comuni e sindaci vengano considerati solo dinnanzi alle emergenze o nel momento in cui debbano esporsi per assumere scelte indotte dal Governo e poi quando si tratta di riconoscere loro mezzi per svolgere nuove funzioni, non vengano ad essi concessi – ha proseguito il Sindaco – e mi riferisco, in particolare, ai diritti, le tutele e i mezzi della Polizia Locale, attraverso la quale i primi cittadini dovranno esercitare le funzioni loro affidate dal Dl Sicurezza. Il problema vero è la distanza fra la politica con la P maiuscola e i territori e la gente».
La seconda considerazione avanzata nel corso del dibattito dal Sindaco Di Primio ha passato in rassegna la Legge di Bilancio.
«In un Paese dove il provvedimento più importante non è la legge di Stabilità ma il Milleproroghe ovvero l’espediente per risolvere le urgenze non contenute nella Legge di Stabilità approvata solo due settimane prima, si può dare la colpa ai Comuni se le cose non funzionano? Il Governo – ha commentato il Sindaco – deve decidere se i Comuni siano un elemento utile alla competitività di questo Paese oppure se essi vadano considerati un frammento arretrato, sotto il profilo della gestione amministrativa, del Paese».
La terza considerazione è stata poi rivolta al personale degli Enti Locali.
«Un Paese dove il personale dei Comuni, per il 60%, ha l’età media di 50 anni – ha affermato il Sindaco – credo sia difficile dichiararlo competitivo. Un Paese dove da 10 anni non vi è il rinnovo del contratto di lavoro, il che vuol dire nessun beneficio economico e normativo, non può che essere arretrato. Un Paese che vuole far ripartire il sistema anche economico – ha proseguito – non può permettersi di avere nel proprio organico, nella propria dirigenza locale, l’1% del personale con meno di 40 anni, così come non può permettersi di non rinnovare il proprio patrimonio umano attraverso lo sblocco del turnover.
Su tutto questo – ha concluso il Sindaco – credo ci sia un grave ritardo da parte delle istituzioni centrali, una non consapevolezza di quelle che sono le esigenze vere del territorio, una fastidiosa poca considerazione: ci vuole un cambio di marcia culturale affinché ai Comuni venga permesso di costruire un pezzettino del nostro Paese insieme alle altre istituzioni».