PESCARA – Questa sera presso il Teatro Monumento G. d’Annunzio di Pescara alle 21.15, andrà in scena l’Elisir d’Amore di Gaetano Donizetti con Giulio Pelligra, Linda Campanella, Ettore Nova, Sergio Bologna, Elisa Bartoli per la regia di Renato Bonajuto. L’Eisir donizettiano si presta oramai tradizionalmente a messe in scena che intendono giocare e, insieme, riflettere con un “melodramma giocoso” tanto importante, sorta di pietra angolare del genere buffo, dalla trama e dai personaggi così nuovi, ai tempi, e così suscettibitlili di attualizzazioni.
L’”Elisir d’amore”, come tante delle opere “buffe”, nacque in tempi strettissimi per essere inserito all’interno della stagione di primavera milanese, sotto forti pressioni del noto impresario del Teatro alla Canobbiana, era il 1832, Francesco Lanari. Il librettista, Felice Romani praticamente tradusse un libretto composto in Francia da Eugène Scribe per un opéra-comique (un genere di opera buffa che si differenzia da quello italiano in quanto alterna canto e recitazione parlata) dal titolo Le philtre, rappresentato a Parigi l’anno precedente con la musica di Daniel Auber.
La straordinaria fortuna, di pubblico e di critica, toccata all’Elisir d’amore fin dal debutto, il 12 maggio 1832, sembra smentire l’opinione secondo cui presto e bene non vanno insieme. In effetti, per quanto riguarda la parte letteraria, Romani mise a segno la più riuscita delle sue prove in campo buffo, con un “rifacimento” giudicato di gran lunga superiore all’originale. Quanto a Donizetti, la storia ideata da Scribe, una borghesia cittadina che si divertiva a ridere della gente di campagna, doveva riportare alla memoria del musicista bergamasco paesaggi e figure della giovinezza rivisitati con occhi inteneriti e inclini, oltre che al riso, alla malinconia.
Una luce sentimentale, portatrice di nuova umanità, veniva così a proiettarsi su situazioni e personaggi altrimenti destinati a rimanere chiusi negli stereotipi del genere buffo. E allora si può capire l’ostinazione con cui il compositore tenne testa al librettista, quando questi si oppose all’inserimento della romanza di Nemorino, «Una furtiva lagrima», assente peraltro nel libretto francese. Donizetti individuava – e vide giusto – un vertice di commozione in grado di trasfigurare la goffaggine del personaggio e conquistargli definitivamente, oltre la simpatia, anche l’amore del pubblico.
Atto I – Mentre i mietitori stanno riposando all’ombra, la loro fittavola Adina legge in disparte un libro che narra la storia di Tristano e Isotta. Intanto, il contadino povero Nemorino la osserva ed esprime per lei tutto il suo amore e la sua ammirazione, dolendosi della propria incapacità di conquistarla. I contadini chiedono ad Adina di leggere ad alta voce e lei riferisce la storia di Tristano che, innamorato della regina Isotta, ricorre a un filtro magico che lo aiuta ad attirare il suo affetto e la sua fedeltà. Mentre Nemorinosogna di trovare questo magico elisir, arriva al paese il sergente Belcore con lo scopo di arruolare nuove leve. Egli corteggia Adina e le propone di sposarlo. Segue un duetto tra Adina e Nemorino in cui la donna espone la sua teoria sull’amore: l’amore fedele e costante non fa per lei. Arriva poi il dottor Dulcamara che sfoggia alla gente i propri portentosi preparati: Nemorino gli chiede se per caso abbia l’elisir che fa innamorare e il ciarlatano gli offre per uno zecchino una bottiglia di vino Bordeaux, spiegando che l’effetto si farà sentire dopo un giorno (quando egli sarà già lontano da quel villaggio). Nemorino beve l’elisir e si ubriaca: ciò lo fa diventare disinvolto quel tanto che basta per mostrarsi indifferente nei confronti di Adina, che subito prova un certo fastidio, abituata com’è a sentirsi desiderata. Adina, per vendicarsi dell’indifferenza di Nemorino, accetta di sposare il sergente, che dovrà partire il giorno dopo, dunque le nozze saranno celebrate il giorno stesso. Nemorino cerca di convincere Adina ad attendere fino al giorno successivo (lui sa che solo il giorno dopo avrà effetto l’elisir), ma Adina se ne va con Belcore.
Atto II – Fervono i preparativi per le nozze. Dulcamara e Adina improvvisano una barcarola a due voci. Quando giunge il notaio, Adina dice di voler aspettare la sera, perché vuole sposarsi in presenza di Nemorino, per punirlo della sua indifferenza. Nemorino vuole comperare un’altra bottiglia di elisir ma non avendo più denaro si arruola tra i soldati di Belcore per avere la paga. Belcore così ottiene di allontanare il suo rivale. Giannetta sparge la notizia che Nemorino ha ottenuto una grande eredità da uno zio. Questo non lo sanno né l’interessato, né Adina, né Dulcamara: la novità fa sì che le ragazze del paese corteggino Nemorino e questi pensa sia l’effetto dell’elisir. Dulcamara resta perplesso, Adina si ingelosisce. Dulcamara le racconta di aver venduto a Nemorino l’elisir e lei capisce di essere da lui amata. Nemorino gioisce quando si accorge di una lacrima negli occhi di Adina, che gli rivela che anche la ragazza lo ama. Adina riacquista il contratto di arruolamento di Nemorino e glielo consegna, invitandolo a restare nel paese. Nemorino è deluso, vorrebbe una dichiarazione d’amore che non arriva e allora dichiara di volersene andare: solo allora Adina cede e dichiara di amarlo. Belcore conclude che in un altro paese troverà qualche altra ragazza da corteggiare, Dulcamara se ne va trionfante per il successo del suo elisir.
L'Opinionista © 2008 - 2024 - Abruzzonews supplemento a L'Opinionista Giornale Online
reg. tribunale Pescara n.08/2008 - iscrizione al ROC n°17982 - P.iva 01873660680
Informazione Abruzzo: chi siamo, contatta la Redazione, pubblicità, archivio notizie, privacy e policy cookie
SOCIAL: Facebook - Twitter