CHIETI – La Thales Italia S.p.A. è una multinazionale che opera in Italia nel campo della difesa, dei trasporti e dei sistemi di ausilio alla navigazione aerea. La sede di Chieti ha circa 100 dipendenti e da anni opera nell’ambito dell’elettronica e delle telecomunicazioni per la difesa.
Il sito gode di prestigio a livello nazionale ed internazionale presso i clienti e presso enti di ricerca e università.
Tale prestigio si perpetra da circa quarant’anni (il sito nacque come Telettra, passando poi ad Alcatel e Thomson) grazie all’affidabilità e alla professionalità dimostrate in contratti con i ministeri della difesa italiano, tedesco, indiano, olandese e arabo ed anche grazie a partecipazioni a progetti di ricerca internazionali nel campo della tecnologia più avanzata.
Al culmine di una serie di incontri in cui l’azienda ha cambiato puntualmente posizione, il management della multinazionale ha dichiarato, il 21 Marzo scorso, presso il Ministero dello Sviluppo Economico (MiSE), di voler smantellare il sito di Chieti. La strategia perversa è consistita nell’esporre ad ogni incontro un’intenzione diversa sulle soluzioni da adottare per tutelare il sito, per poi presentare ai dipendenti il benservito. Una piccola parte dei lavoratori confluirebbe in una nuova società creata ad hoc e a partecipazione malese con futuro incerto, la maggior parte sarebbe costretta a trasferirsi nelle sedi di Firenze o Gorgonzola. Si può ben comprendere che tale prospettiva coincida per la quasi totalità dei dipendenti con la perdita del posto di lavoro per l’impossibilità a trasferirsi ad oltre 400 km di distanza.
In data 22 marzo le Lavoratrici ed i Lavoratori della Thales Italia di Chieti Scalo hanno proclamato uno sciopero ad oltranza con sospensione di tutte le attività e presidio permanente sul sito affinchè l’azienda e le istituzioni nazionali si impegnino a preservare una realtà così importante per il nostro territorio.
Tutto ciò accade proprio in un periodo in cui lo scenario internazionale richiede maggiori investimenti nel campo della difesa e della sicurezza.
I lavoratori del sito si oppongono fermamente alla dismissione poichè, oltre a privare l’Abruzzo di un’eccellenza nel campo tecnologico, centinaia di posti di lavoro nella regione andrebbero persi. Oltre alle figure professionali direttamente impiegate nel sito, attorno all’azienda gravita infatti un importante indotto, che va dal personale altamente specializzato (società di consulenza nel campo ingegneristico, dipartimenti universitari abruzzesi e non) fino agli addetti alla manutenzione e alla logistica .
Tutte le istituzioni locali si sono spese per perorare la causa dei lavoratori della Thales di Chieti: dalla Regione al Sindaco, inclusi i consiglieri comunali.
L’on. Giovanni Lolli, vice presidente della Regione Abruzzo, sta facendo tutto quanto in suo potere per mettere a disposizione dell’azienda gli strumenti per portare avanti nel nostro territorio attività di tale rilevanza strategica per il Paese.
Il sindaco di Chieti Umberto Di Primio ha scritto al presidente Renzi, che si era impegnato innanzi ai rappresentanti dei lavoratori e le istituzioni locali in occasione della sua visita in città. Il sindaco ha chiesto di intraprendere tutte le iniziative necessarie perché la Thales Italia continui a produrre a Chieti, preservando i livelli occupazionali che sino ad oggi ha garantito. Un primo auspicabile segnale potrebbe essere l’intervento di un autorevole esponente del Governo al MiSE, ove le parti sono convocate per il prossimo 11 Aprile. Gli stessi rappresentanti del MiSE, durante i numerosi incontri ministeriali, hanno incalzato l’azienda verso una soluzione che tuteli i lavoratori Thales in Abruzzo.
Per questi motivi, le Lavoratrici e i Lavoratori richiedono agli organi d’informazione di contribuire alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica regionale e nazionale riguardo alla loro causa, per evitare che il sito teatino venga smantellato e si compia l’ennesimo depauperamento del tessuto industriale abruzzese.