Nel 122esimo incontro della rubrica “Dialoghi, la domenica con un libro” è stato presentato l’ultimo libro scritto da Sergio Nelli. Si tratta de “Lo champagne di Cechov”, pubblicato da Amos Edizioni.
Michele Fina ha ricordato che si tratta di un tassello del progetto della collana “Unica” che “si è sviluppato ed è cresciuto. Nelli ci ha lasciato da poco. Questo è l’ultimo romanzo di un percorso molto lungo ed ha anche le caratteristiche di un testamento”.
La collana è diretta da Arnaldo Colasanti (critico letterario, scrittore e accademico) che l’ha descritta: “Si compone di sei libri l’anno e vuole contenere saggistica, narrativa, poesia. E’ una collana che cerca libri essenziali ma senza la necessità di fare mercato. La scommessa di Unica è la scommessa di un paradosso, offrire sei libri di riferimento ai lettori. Scegliere dei libri belli è oggi semplicissimo, lo si fa in opposizione visto che il sistema editoriale è costretto a pubblicare dei libri che non mettono al centro l’intelligenza, la profondità, la lentezza della lettura”.
Baldissera Di Mauro (già dirigente della pubblica amministrazione e saggista) ha detto: “Il 12 giugno scorso abbiamo presentato questo romanzo a Firenze, dove Nelli è stato definito il decano degli scrittori fiorentini. E’ un grande scrittore, per capirlo occorre che il lettore sia pronto ad accogliere il dono della pagina visto che lui scrive a partire dal suo rapporto con la scrittura. La sofferenza di Sergio derivava anche dal tormento con gli editori, e questo romanzo senza la collana Unica non sarebbe mai stato pubblicato. Poi ci sono di questa sofferenza altri due lati: il modo di uscirne, ovvero la scrittura, e la malattia che ha una relazione profonda con essa, che l’ha portato ad avere un rapporto con la vita da cui succhiava tutto. Nelli cerca nella pagina l’attimo eterno, distillava le parole. Non c’è, in ogni suo libro, riga che possa essere sacrificata. Come limite posso dire che non sarebbe mai stato in grado di scrivere un grande romanzo, i suoi sono sempre piccoli romanzi. In questo parla di un momento della sua vita, l’estate calda del 2003, dimesso dall’ospedale da cui esce definito malato, con prospettive certe: vive la morte imminente. Nella settimana che trascorre in Maremma la guarigione non è una promessa ma una minaccia che poi dura 19 anni. L’espediente che usa è la controfattualità, la possibilità di potere salvare la sorte di un bambino morto in quel periodo. In questo contesto nasce un’eruzione di memoria. E’ il suo romanzo più religioso, pur non essendo lui credente si avverte qui una dimensione religiosa profonda”.
Dalla centesima puntata la rubrica si presenta in veste rinnovata, avvalendosi della collaborazione di Michele Fina con l’attore Lino Guanciale, con Giovanna Di Lello (direttrice del John Fante Festival “Il dio di mio padre”) e con Massimo Nunzi (compositore e direttore d’orchestra, trombettista e divulgatore).
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