Si potrà visitare fino al 14 luglio presso Istituto italiano di Cultura di Barcellona. Con questa opera la Fondazione Malvina Menegaz ha ottenuto il secondo posto al prestigiosissimo Italian Council
BARCELLONA – La Fondazione Malvina Menegaz per le Arti e le Culture di Castelbasso espone (da venerdì 21 giugno a domenica 14 luglio) a Barcellona, nella sede dell’Istituto italiano di Cultura, l’opera Retina di Stefano Arienti, a cura di Simone Ciglia. Il progetto, che consta di tre arazzi realizzati dall’Arazzeria pennese, oggi del gruppo Brioni, è incentrato sull’artigianato abruzzese ed è in grado di veicolare, a livello internazionale, il territorio regionale. Retina, promosso dall’ente presieduto da Osvaldo Menegaz, si è classificato al secondo posto nell’edizione 2018 del bando Italian Council, concorso ideato dalla Direzione Generale Arte e Architettura contemporanee e Periferie urbane (DGAAP) del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, per promuovere l’arte contemporanea italiana nel mondo.
I tre arazzi, dopo l’esposizione nella capitale catalana, saranno il fulcro delle manifestazioni di Castelbasso 2019 nella sede dell’istituzione culturale nel piccolo borgo del Teramano, durante l’ormai ventennale rassegna d’arte estiva. Un’edizione dell’opera, inoltre, entrerà a far parte della Collezione permanente del Museo MAXXI di Roma.
L’idea vincente della Fondazione Menegaz è basata sulla realizzazione di tre soggetti ideati dall’artista in altrettanti tessuti, realizzati nei laboratori di arazzeria. Questa nuova produzione è al centro di una serie articolata di attività – dalla residenza artistica alla didattica – che ne accompagnano la creazione e la presentazione. Il progetto nasce dal desiderio di svelare le possibilità contemporanee di una tecnica di antiche origini, che nella sua secolare storia non ha cessato di sollecitare la creazione artistica. Retina si inserisce in un programma di azioni che la Fondazione intende portare avanti con altre, ulteriori, iniziative volte alla valorizzazione delle eccellenze artigianali abruzzesi, qualificandosi sempre più, in Italia e all’estero, come un ente che promuove il territorio abruzzese attraverso il coinvolgimento di artisti contemporanei.
Arienti è partito da una matrice fotografica che, tramite un processo di retinatura, è stato riportato su un arazzo confrontandosi, in questo modo, con una tradizione artigiana abruzzese molto forte.
«È la prima volta», spiega l’artista, «che realizzo un progetto nel quale mi confronto con un processo di tessitura, piuttosto complesso, che può essere fatto a mano o tramite tecnologie comandate da un computer, come si fa adesso, però l’obiettivo che mi interessava è che l’immagine restasse su un oggetto che ha una materia speciale, particolare. Sono fotografie molto differenti tra di loro», aggiunge Arienti illustrando i soggetti delle opere, «Una è stata scattata al Museo Batha di Fes, in Marocco, e ritrae un pavimento con il riflesso di luce sulle piastrelle e il colore è il giallo, complementare al nero. Un’altra è un paesaggio abruzzese, un dettaglio di Campo Imperatore, una foto che ho scattato durante un mio viaggio, un elemento di natura che contrasta con le altre. L’ultima è la coperta di un letto, sempre presa in Abruzzo, in particolare a Santo Stefano di Sessanio, molto più intima. Sono tre immagini molto diverse, con una differente profondità: una dominata dalla luce che è quella filosofica, del barocco; una con una atmosfera rarefatta di sassi in montagna e l’ultima più calda con un colore di fondo un rosa carico che contrasta con l’antracite, il disegno di una coperta tradizionale abruzzese».
«La proposta s’iscrive nella cornice di una riflessione sul lavoro artigiano nella contemporaneità che la Fondazione Malvina Menegaz ha posto al centro della propria attività», sottolinea il curatore, Simone Ciglia, «Tramite il confronto tra artigiani, piccole e grandi imprese, designer, artisti, esperti di tecnologia, la Fondazione ha voluto ribadire che i frutti di questa tradizione possono essere testimonianze di comunità in movimento, “prodotti ad alta intensità di cultura” capaci di costituire un formidabile fattore di crescita economica e sociale. Se il tocco artigianale, la ricerca di qualità e la tradizione continuano a rappresentare una costante nella produzione di manufatti, gli apporti più recenti del design e delle nuove tecnologie hanno comportato una radicale riabilitazione dell’artigianato artistico e delle professioni legate all’abilità manuale. La Fondazione vuole dunque farsi promotrice di un nuovo dialogo tra artigianato e arte contemporanea, capace di costituire un’occasione per reinventare i processi creativi, offrire nuovi standard di qualità ed esclusività, rappresentare un’opportunità di crescita per il territorio».
Foto di Gino Di Paolo