Lotta contro il cancro: scoperta una proteina

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Al  Ce.S.I,in collaborazione con l’Istituto Mario Negri Sud il team di ricercatori hanno trovato un ulteriore tassello per la comprensione dei meccanismi nella crescita tumorale.

CHIETI- Pubblicato di recente su Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of American (PNAS) una delle riviste scientifiche più prestigiose al mondo,il lavoro svolto dal Ce.S.I. e dall’ Istituto Mario Negri Sud.

Il team di ricercatori, formato dai dottori Antonella De Luca, Fabio Sanna e Bartolo Favaloro coordinatore della ricerca, afferisce all’ Unità Operativa del Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia Ud’A, prof. Carmine Di Ilio,come ha spiegato dottor Favarolo:

La ricerca evidenzia come basse concentrazioni di una proteina, la metionina sulfossido reduttasi A (MsrA), aumentano l’aggressività delle cellule tumorali. Tutto partì nel 2001, quando il dottor Favaloro, responsabile di un progetto europeo presso il Mario Negri Sud, aveva scoperto che il gene MsrA era attivato nei batteri da condizioni di stress causati da composti chimici tossici. Tali batteri erano studiati poiché capaci di degradare composti nocivi presenti nell’ambiente, come ad esempio i pesticidi, esplicando quindi un’azione benefica per l’uomo.

Durante tali trasformazioni, si era osservato che nei batteri aumentavano simultaneamente lo stress ossidativo (ROS) e la quantità di proteina MsrA. Tali risultati facevano supporre che la proteina MsrA potesse proteggere i batteri da una possibile morte causata dall’incremento del danno ossidativo.

Solitamente anche nelle cellule umane un aumento del danno ossidativo provoca alterazioni tali da condurre la cellula a morte. Nelle cellule tumorali, al contrario, lo stress ossidativo a determinati livelli favorisce la progressione del tumore.

Il gruppo di ricerca si è quindi chiesto se nelle cellule tumorali umane potesse esserci un coinvolgimento dell’MsrA: tale proteina protegge le cellule umane normali dal danno ossidativo, ma potrebbe ostacolare la crescita delle cellule tumorali,come ha illustrato Favarolo:

Al Ce.S.I i ricercatori si sono posti come primo obiettivo quello di paragonare la quantità di MsrA presente nei tessuti tumorali rispetto ai corrispettivi tessuti sani. Come modello di studio è stato utilizzato il tumore al seno.

I risultati della ricerca hanno portato alla scoperta che in un numero statisticamente significativo di pazienti affetti da carcinoma mammario, si riscontravano bassi livelli di MsrA. Inoltre, si è osservato, che i livelli di MsrA erano tanto più bassi quanto più aggressivi erano i tumori. Questi risultati confermavano, quindi, l’ipotesi che bassi livelli di questa proteina potessero risultare vantaggiosi per la crescita tumorale.
Il gruppo attribuisce, quindi, per la prima volta alla proteina MsrA, il ruolo di potenziale agente che contrasta la crescita tumorale: tecnicamente definito oncosoppressore.

Il Team ha successivamente coltivato in laboratorio cellule di carcinoma mammario umane e, mediante tecniche di biologia molecolare, ha spento il gene MsrA. Questa operazione ha comportato una riduzione dei livelli della proteina MsrA, conferendo alle cellule tumorali una maggiore aggressività. Ciò confermava il ruolo oncosoppressore ipotizzato per l’MsrA.

Il lavoro scientifico pubblicato su PNAS apre nuove prospettive in termini di diagnosi e possibile cura dei tumori. Per le novità scientifiche riportate, la pubblicazione è stata selezionata dalla rivista americana Science-Business eXchange (SciBX), che fa parte del gruppo editoriale Nature e che si occupa di promuovere lo scambio tra i dati più rilevanti ottenuti dalla ricerca di base e le industrie farmaceutiche per favorire lo sviluppo di applicazioni terapeutiche.

Il dott. Favaloro tiene a precisare, che

questo lavoro non rappresenta la soluzione del problema cancro, che normalmente è determinato da una complessa serie di eventi.

Tuttavia questa scoperta aggiunge un ulteriore tassello per la comprensione dei meccanismi coinvolti nella crescita tumorale. Infatti, l’identificazione di farmaci in grado di ripristinare i normali livelli di questa proteina nei tumori, potrebbe costituire una nuova via per la lotta al cancro.

Pubblicato da
Annarita Ferri

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