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Lou Ragusi, la storia del re dei “Sandwiches” a Chicago

da Redazione

“Capitano Nemo” ha servito, con grande successo, i suoi panini a intere generazioni. I suoi genitori arrivarono in Illinois, nel 1929, dalla provincia di Teramo

ragusiTERAMO – Lou Ragusi nacque nel 1931 a Chicago in Illinois da Michele ed Erminia. I suoi genitori emigrarono dalla provincia di Teramo (assai probabilmente dalla zona di Montorio al Vomano). I suoi genitori giunsero ad “Ellis Island”, nel 1929, a bordo della nave “Conte Biancamano”. Il padre, Michele, lavorò nella centrale elettrica di Winnetka mentre Erminia, la madre, fu una amorevole casalinga.

Lou frequentò la scuola “Sacred Heart” e poi la “New Trier High School”. Lou abbandonò gli studi prima del diploma per lavorare ed aiutare l’economia familiare. Il suo primo impiego fu quello di consegnare, con un furgone, i gelati della “Homer’s Ice Cream”. Servì con onore l’Esercito degli Stati Uniti durante la Guerra di Corea. Tornato dal conflitto bellico frequentò la scuola commerciale “Washburne Trade School” e questo gli fu utile per trovare lavoro, come cuoco, al lussuoso “ Palmer House Hilton” di Chicago.

Nel 1954 sposò l’abruzzese Lidia Lattanzi (giunta negli Stati Uniti nel 1947 a bordo della nave “ Marine Perch”) che gli ha dato quattro figli: Sandra, Michael, Steven e Mark Ragusi. Ragusi fu poi assunto al “Hartford Plaza South” di Chicago dove ebbe un importante ruolo organizzativo. Nel 1971 la svolta definitiva. Lou decise di aprire una propria attività. Una paninoteca a cui volle dare il nome di “Capt’n Nemo’s” (in onore del capitano Nemo il personaggio di Jules Verne nel romanzo “Ventimila leghe sotto i mari”).

La “ Capt’n Nemo’s Sandwiches & Soups” in Rogers Park a Chicago e poi un altro punto vendita nella ricca cittadina di Winnetka a 26 chilometri da Chicago. Ragusi negli anni ha servito, nel locale di Rogers Park, intere generazioni di abitanti di Chicago. Lou Ragusi morì il 18 novembre del 2019. Alla sua morte molti giornali gli dedicarono affettuosi articoli in ricordo.

A cura di Geremia Mancini – presidente onorario “Ambasciatori della fame”

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