Lunedì 15 febbraio “Dalla parte della legalità” a Pescara

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All’Aurum in programma l’incontro degli studenti con il magistrato Nino Di Matteo, che riceverà la cittadinanza onoraria di Pescara e altri Comuni abruzzesi

PESCARA – Lunedì 15 febbraio alle ore 10,30 presso la sala d’Annunzio dell’Aurum avremo l’onore di avere a Pescara il magistrato Nino Di Matteo per un incontro con gli studenti a cura della Presidenza del Consiglio Comunale. Durante l’evento il sindaco Marco Alessandrini a nome della città consegnerà al magistrato la cittadinanza onoraria che l’Assise pubblica ha deciso all’unanimità di conferirgli lo scorso 1° luglio 2015 con delibera n. 84 allegata alla presente. Considerata l’eccezionalità dell’ospite, i suoi impegni e il particolare ruolo di evidenza rivestito in questo momento, l’incontro ospiterà anche altri sindaci per la consegna della cittadinanza onoraria di altri Comuni abruzzesi.

Si tratta principalmente di un incontro con una delle personalità più esposte e impegnate nella lotta per la legalità e contro le mafie, che verrà scandito dalla presenza degli studenti delle scuole medie e superiori del territorio e da quella di alcuni Comuni che come Pescara hanno deciso di sottolineare la propria la cittadinanza onoraria. All’incontro parteciperà in collegamento via Skype anche Salvatore Borsellino, fratello del giudice ucciso dalla mafia e testimonial della lotta per la legalità.

Di Matteo è un uomo dello Stato al quale la nostra Nazione deve molto, come abbiamo scritto nella delibera in cui Pescara gli tributa la cittadinanza, accogliendo all’unanimità la mozione del consigliere Massimiliano Di Pillo. Impegno, professionalità e dedizione al servizio lo hanno portato nella sua carriera ad occuparsi più volte dei rapporti tra criminalità organizzata e alti esponenti delle istituzioni.

Nino Di Matteo è entrato in Magistratura nel 1991 come Sostituto Procuratore presso la ODA di Caltanissetta, dal 2012 è presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati di Palermo. Divenuto Pubblico Ministero a Palermo nel 1999 ha indagato, tra le altre vicende, anche sulle stragi di mafia in cui sono stati uccisi i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, insieme agli agenti delle rispettive scorte.

Nel corso di uno dei tanti processi legati alla trattativa Stato-mafia che hanno visto il magistrato impegnato nella difesa della legalità, ha ricevuto minacce di morte da parte del boss Toto’ Riina, intercettate dalla magistratura durante una conversazione privata in carcere.

Dopo questo episodio, oltre alle consuete misure di sicurezza, che vedono già il magistrato Di Matteo sotto scorta dal 1995, sono stati aggiunti ulteriori ed eccezionali accorgimenti di sicurezza, elevando così il grado di protezione nei confronti dello stesso magistrato al massimo livello.

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