Alle 10.00 workshop “La danza del vento”
L’AQUILA – Il secondo giorno del festival Luoghi Sicuri nei venti contrari inizierà alle 10.00 con il workshop “LA DANZA DEL VENTO” alla casa del teatro. Gli artisti del Ponte dei Venti, gruppo internazionale di attori e registi diretto da Iben Nagel Rasmussen, saranno ospiti del festival e dirigeranno il workshop “LA DANZA DEL VENTO”.
Il seminario, per attori, ballerini e musicisti, si fonda su esercizi di training fisico e vocale ideati sviluppati da Iben Nagel Rasmussen e dal gruppo del Ponte Dei Venti, nell’arco di 22 anni di ricerca nel campo della pedagogia teatrale.
Nel pomeriggio, dalle 18.30, in centro storico a L’Aquila ci sarà una Passeggiata Storica nsieme a L’Arquelogia.
Al termine Taiko no koe, la voce del tamburo di Taiko trio.
L’energia del tamburo giapponese (Taiko) viene trasmessa a chi l’ascolta dalle tre percussioniste: Rita Superbi, fondatrice del Gruppo Taiko, primo gruppo italiano di tamburi giapponesi, Catia Castagna,attrice e percussionista e Marilena Bisceglia, percussionista e aikidoka. Eleganza e potenza dei movimenti, precisione nell’esecuzione con spazi dedicati a piccole e “giocose” improvvisazioni, ma senza la pretesa di “essere giapponesi”, usando quindi la tecnica del taiko che viene però qui “contaminata” dalle precedenti esperienze artistiche delle tre percussioniste. L’energia parte, trapassa e ritorna, in un circuito continuo, perché come dice il maestro Kurumaya Masaaki, la pelle del tamburo è uno specchio che riflette ciò che si fa, quindi se si suona con il cuore (kokoro) si trasmettono e si ricevono emozioni, facendo vibrare l’anima di chi ascolta.
Alle 21.30, la giornata si concluderà alla casa del Teatro con SALSI COLUI. STORIE SEPOLTE di Teatro Proskenion con Nino Racco, Mariangela Berazzi, Nando Brusco, Giovanni Battista Gangemi, Piccola Orchestra Popolare “O. Panzillo” (Bruno Paura, Massimiliano D’Alessandro , Luca Di Muzio, Paolo Castellittoi) – Musiche e arrangiamenti: Bruno Paura, Nando Brusco – Drammaturgia di Maria Ficara – Regia di Vincenzo Mercurio
La storia della Baronessa di Carini non è solo il racconto di un antico “femminicidio” ̶ per usare un termine attuale ̶ se non addirittura il primo componimento, sul tema, a sopravvivere per secoli in forma orale per poi approdare ai versi di una ballata dal gusto romantico che è arrivata fino a noi. A guardarlo bene, il racconto parla anche di una storia di sopruso del potere, che calpesta i deboli e sfugge alla punizione. Parla di tutti coloro che hanno perso la vita per mano di qualcuno che si è arrogato il diritto divino in nome di una qualsiasi “legge del più forte”.