A fare le spese dell’agguato fu Raimondo Di Lorenzo, brigadiere dell’Arma all’epoca in congedo da circa 4 anni. L’episodio si verifico’ nel piazzale intitolato a Berardino Amiconi. Secondo gli inquirenti chi agi’ voleva uccidere l’ex sottufficiale. I pallini gli si conficcarono in piu’ parti, in particolare sulla fronte, e alla gola, e furono poi rimossi con un intervento chirurgico all’ospedale di Avezzano.
Secondo quanto ricostruirono i militari dell’Arma di Tagliacozzo, le esplosioni furono causate proprio con il pretesto di far uscire l’ex carabiniere, oggi 62enne. Due ordigni rudimentali furono lanciati contro il portone di casa dell’ex sottufficiale, uno sotto la sua auto, l’unico che non esplose.
Il cecchino si sarebbe appostato al di la’ della strada, dietro ad un’auto a pochi metri dall’ingresso di casa dell’ex brigadiere. Una volta che lo ha avuto a tiro ha fatto fuoco piu’ volte. L’intento sarebbe stato quello di uccidere. L’arrestato avrebbe sparato a Di Lorenzo per una questione di gelosia, in quanto l’ex sottufficiale avrebbe avuto un atteggiamento non adeguato nei riguardi di una donna straniera con la quale l’indagato aveva un rapporto sentimentale.
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