Venivano utilizzati anche per la prima Comunione o per i funerali dei bambini
PESCARA – Continuiamo ad attingere dal prezioso scrigno, la memoria custodita dall’artista Vito Giovannelli, e dalle sue ricerche pillole di storia e di arte con la finalità di tutelare e valorizzare il patrimonio culturale abruzzese.
Fino alla metà degli Anni Cinquanta del secolo scorso, ricami, merletti, fiori di carta e ventole devozionali venivano realizzati a Manoppello nel convento delle suore Alcantarine. Nessuna fonte letteraria emerge su queste lavorazioni di carattere femminile. Molte testimonianze, invece, ho raccolto sul posto su queste espressioni d’arte popolare, che ha contraddistinto, nel dopoguerra, le attività artigianali di Manoppello. Le informazioni sono state desunte da interviste fatte a: Wanda Capone, di anni 61; Lina Belfiglio, di anni 58; Antonietta Mincone Terreri, di anni 62; Armida Terreri, di anni 63 e Anna Maria di Cecco, di anni 95. Il laboratorio del convento era diventato palestra di vita e di socializzazione. Molte giovanette si erano educate alle raffinatezze del vivere quotidiano attraverso l’apprendimento di qualificate attività specificatamente femminili. La maestra del laboratorio era Suor Leonilde Caravella. Oltre a insegnare ricamo e merletti faceva realizzare alle sue allieve rametti dei fiori di carta, nonché ghirlande circolari a forma di lemnisco, guarnite con fiocchetti di raso. Un’arte popolare di esemplare autenticità era stata trasformata da suor Leonilde e dalle sue allieve in banco di creatività collettiva. Cortei di verginelle e paggetti, con in mano rametti di fiori bianchi, simbolo di purezza e di devozione, precedevano la processione del Volto Santo o seguivano i funerali dei bambini. Fiori bianchi di fresca fattura per ogni processione e per accompagnare all’ultima dimora i bambini recisi da malattie allora incurabili. I lemnischi di carta bianca, distintivo di candore e di illibatezza, si approntavano, invece, per cingere la testa delle ragazze che ricevevano la Prima Comunione. Fiori artificiali, ma non artificiosi. L’informatrice Antonietta Mincone Terreri ha riferito che, a volte, sulle ghirlande circolari era facile rinvenire qualche fiorellino di lievissima tonalità rosa e celeste. Tutto il resto era bianco. Bianco assoluto. Fiori di carta monocroma fabbricati in poche ore. Fiori altamente decorativi, ma fragilissimi. In sfilate processionali o in cortei funebri apparivano, infatti, come porcellanati. Fiori effimeri confezionati in giornata e durati un sol giorno. A volte anche poche ore.
Ringraziamo il prof. Vito Giovannelli per la sua cortese collaborazione.