L’AQUILA – Domenica 25 giugno 2023, organizzata dalla sezione aquilana del Club Alpino che celebra i 150 anni dalla sua fondazione, nel ricordo dell’impresa che 450 anni fa compì Francesco De Marchi (1504-1576) visitando “Grotta a Male” il giorno dopo aver scalato il “Corno Grande”, cima fino ad allora inviolata; con la collaborazione del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga e con la fattiva partecipazione dell’Amministrazione Separata per i Beni di Uso Civico di Assergi, nonché delle associazioni “Insieme per Assergi” e “Assergi Racconta”, si è dato vita ad una passeggiata che ha preso il via dallo spiazzo antistante la stupenda chiesetta-santuario di San Pietro della Jenca con tappa finale ad Assergi, nella piazza della chiesa “Santa Maria Assunta”; con lo scrivente a fungere da modesta guida storico-artistica.
Ospiti d’onore sono state quattro persone disabili, impossibilitate a camminare, tra cui l’assergese Franco Faccia, che sono state adagiate sulle cosiddette “joëlettes”, particolari carrozzine adatte ai percorsi di montagna, nella circostanza messe a disposizione dal Parco Nazionale del Gran Sasso.
Lungo il tragitto, a tratti accidentato e che ha richiesto una condotta accorta da parte dei portatori delle carrozzelle, la sensazione di gioia serena che si leggeva nei volti delle persone trasportate è stata per me una toccante esperienza di umanità quale non provavo da tempo, e un’autentica lezione di vita, più eloquente, più vera e molto più utile delle parole che ho usato per descrivere i siti incontrati lungo il percorso.
Mi è parso che il vero filo rosso da mettere in risalto non fosse tanto quello che unisce la chiesetta di San Pietro della Jenca, quella di San Clemente, le vestigia dell’antico castello fortificato di Assergi e la sua monumentale chiesa, accomunati da quella cultura dapprima benedettina e poi cirstercense che in questa porzione dell’antico territorio forconese hanno lasciato traccia visibile nell’arte e nella stessa economia, quanto “lo spirito di amore che serpeggiava tra la gente”, per riprendere la felice espressione usata da un signore proveniente dalla Marche e trapiantato da poco ad Assergi, sentimento molto più bello di qualsiasi attraente panorama e molto più solido di qualsiasi monumento di pietra.
Dopo la conviviale nel giardino della canonica con vista sulla stupenda valle del Raiale e con gli squisiti “maltagliati” rigorosamente ammassati a mano da Lina Napoleone e dalle sue collaboratrici, ha avuto luogo il concerto della Corale del C.A.I. dell’Aquila nel presbiterio della chiesa parrocchiale, nella luce filtrata dal gotico rosone e di fronte ad ascoltatori estasiati nell’udire canti della tradizione montanara e della nostra terra.
Ha concluso la manifestazione una visita nella chiesa all’interno delle sue mura perimetrali, che si animavano, nella luce tenue dell’imminente crepuscolo, degli arcosoli affrescati da notevoli pittori rinascimentali, nonché di pregevoli manufatti architettonico-plastici, quali l’originale tabernacolo in pietra policroma che incornicia una suggestiva deposizione e che sposa, con i suoi eleganti pilastrini che sorreggono un archetto cuspidato, il pieno rinascimento con il tardo gotico; e, nella navata settentrionale, un’arcata entro pilastroni ribattuti che incastona in alto un affresco dell’Annunciazione e ai lati bozzetti raffiguranti la vita di San Franco, che campeggia al centro in una pregevole statua lignea che lo mostra in vesti sacerdotali.
Da ultimo, una doverosa visita alla vetusta e affascinante cripta sotterranea, che con la sua scarna bellezza ospita i resti mortali del Santo e dove nel piccolo presbiterio, a un lato dell’altare, una statua lignea adagiata su un cassone, uscita dalle mani di un artista napoletano o fiorentino, mostra nel volto un garbo espressivo che la colloca nella migliore tradizione gotica italiana.
Di fronte a tanto spettacolo, al termine di una giornata davvero memorabile, si è portati a pensare che la bellezza, nella natura e nell’arte, è l’altra faccia dell’amore.
Mai come in questa occasione ho capito il vero significato di quella frase che Giovanni Paolo II, che da instancabile camminatore nelle nostre montagne qual era ha sicuramente marciato insieme a noi, ripeteva avendola mutuata da Dostoevskij: la bellezza salverà il mondo!
A cura di Giuseppe Lalli
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