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Monica Pelliccione vince il premio giornalistico “Uniti per la legalità”

da Marina Denegri

Monica Pelliccione Anna Gaeta

Ha vinto il Premio con un articolo che ripercorre la storia della cooperante aquilana picchiata e violentata cinque volte da soldati

NAPOLI – Con un articolo sulla drammatica vicenda di Sabrina Prioli, violentata in Sud Sudan, la giornalista e scrittrice aquilana, Monica Pelliccione, ha vinto il premio giornalistico “Uniti per la legalità” intitolato a Patrizio Falcone. Pelliccione ha ottenuto l’importante riconoscimento con un articolo pubblicato sul quotidiano “Il Centro”, dove lavora da quasi trent’anni, che ripercorre la storia della Prioli, cooperante aquilana picchiata e violentata per cinque volte da un gruppo di soldati, in Sud Sudan, che ancora oggi lotta per ottenere un risarcimento. Alla cerimonia di premiazione, che si è svolta sabato 27 novembre, a Napoli, era presente anche la vedova dei Patrizio Falcone, Anna Gaeta. Il Premio letterario Uniti per la legalità, giunto alla quinta edizione, è patrocinato dall’Accademia Raffele Viviani e dalla Città di San Giorgio a Cremano.

La storia di Patrizio invita a riflettere”, ha detto Pelliccione, “sulla violenza nelle sue molteplici forme. Il momento più emozionante è stato l’abbraccio con la vedova, Anna: nei suoi occhi ho letto tutto il dolore e la forza che solo una donna che lotta per la giustizia può avere. Dedico questo premio a Sabrina ed ad Anna, innanzitutto, e alle tante donne vittime di violenza fisica e psicologica che non hanno voce e che non riescono a dimostrare, in alcun modo, i torti subìti”. Patrizio Falcone è stato ucciso il 23 maggio 2020 a Napoli, nel quartiere Marianella, per una lite condominiale, dal vicino di casa, condannato in primo grado a 24 anni di carcere. Fu colpito con una lama da 12 centimetri sotto gli occhi del figlio Francesco, 15 anni. La moglie, Anna Gaeta, madre di due ragazzi di 15 e 19 anni, lotta ancora oggi per avere piena giustizia. “Nessuna condanna può far tornare in vita i nostri cari”, le sue parole durante la premiazione, “mio marito lavorava come marittimo con contratti di sei mesi. Per questo motivo percepisco una pensione di appena 115 euro al mese: ho due figli rimasti senza padre, per le vittime di violenza comune non c’è alcun sostegno dallo Stato. Siamo stati lasciati soli”. Il comune di Napoli si è costituito parte civile nel processo.

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