Per i Carabinieri era l’amante della moglie dell’ingegnere raggiunto alla testa da un proiettile sette mesi fa
PESCARA – I Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando provinciale di Pescara, coadiuvati dalla Compagnia di Montesilvano , grazie ad accertamenti , intercettazioni e verifiche su un computer ,hanno arrestato oggi a Pescara,un uomo di 49 anni, Vincenzo Gagliardi, di Chieti Scalo per il tentato omicidio di Carlo Pavone, l’ingegnere informatico che la sera del 30 ottobre 2013 era stato raggiunto alla testa da un proiettile in viale de Gasperi, a Montesilvano mentre era sotto casa a buttare la spazzatura. Pavone, rimasto gravemente ferito, da allora non ha mai ripreso conoscenza e dopo circa tre mesi di ricovero nel reparto di rianimazione, a seguito di un intervento, ha lasciato l’ospedale di Pescara ed è stato trasferito a Potenza Picena per la riabilitazione.
L’arresto è avvenuto in esecuzione di una ordinanza del gip del Tribunale di Pescara. I carabinieri hanno passato al setaccio la vita di Pavone, sposato e padre di due bambini. Sono stati coinvolti pure gli esperti del Ros e quelli del Ris, con una lunga serie di accertamenti tecnici che hanno interessato anche l’ogiva, il coltello e un fucile .Il movente del tentato omicidio sarebbe di tipo passionale:infatti l’uomo ,arrestato e rinchiuso in carcere, avrebbe una relazione con la moglie di Pavone . Le indagini sono state coordinate dal pm Anna Rita Mantini ed eseguite dai carabinieri del Nucleo investigativo, diretti dal capitano Eugenio Stangarone, e dai colleghi di Montesilvano, diretti dal capitano Enzo Marinelli,che , nel pomeriggio di oggi ,ha spiegato quali elementi sono stati raccolti a carico del Gagliardi. Il 30 ottobre avrebbe atteso Pavone sotto casa e gli avrebbe sparato da una distanza ravvicinata, non inferiore a 60 centimetri e non superiore di 4-5 metri, dal basso verso l’alto. Si sta ancora cercando di capire quale arma abbia usato.
Oggi, nel corso di una delle perquisizioni eseguite dai carabinieri,è stato rinvenuto e sequestrato a casa del padre di Gagliardi un fucile Flobert calibro 9, analogo a quello usato per ferire l’ingegnere informatico in via de Gasperi ,che era sicuramente un calibro 9. I carabinieri hanno smontato l’alibi dell’impiegato delle Poste ,che diceva di essere a casa, e ritengono che quella sera potesse trovarsi a Montesilvano al momento del tentato omicidio, avvenuto prima delle 20.10, avendo tutto il tempo per tornare a casa a Chieti Scalo a bordo della sua auto, un’Alfa 159, sulla quale i carabinieri hanno trovato la sera stessa una busta con un giubbetto, un paio di scarpe e un guanto. Nei confronti dell’uomo ,che al momento dell’arresto si è detto innocente, è stato ricostruito un quadro accusatorio “grave e preciso”: diversi gli elementi che hanno consentito ai Carabinieri di arrivare a lui, dagli indumenti indossati la sera dell’agguato alla cronologia del computer.Le prove schiaccianti sono arrivate dopo mesi di indagini ed accurate analisi scientifiche.