Regione Abruzzo

Natale in tavola: le ricette della tradizione in Abruzzo

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Da Lu Cardone alle scrippelle, semplici o in timballo. Protagonisti delle tavole delle feste sono i dolci: su tutti parrozzo e calcionetti

REGIONE – Natale è alle porte e sono tante le ricette tipiche della tradizione abruzzese per le Festività. Uno dei piatti principali é sicuramente Lu Cardone, preparato con brodo di tacchino e tacchino e gallina, polpettine di vitello e la stracciatella d’uovo e formaggio. Per la varietà e la qualità dei suoi ingredienti era definito il “piatto dell’abbondanza”, che nel giorno di Natale andava a contrastare la cucina povera di tutti i giorni.

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Altro piatto tipico sono le scrippelle m’busse, sottilissime frittatine cosparse di parmigiano o da pecorino e immerse in un brodo di gallina caldo. Sono molto simili alle crêpes francesi: secondo alcuni furono portate da Teramo oltre le Alpi al seguito dei loro eserciti, mentre altri le considerano derivate proprio da queste. Simili per forma ma totalmente differenti quanto a ingredienti, preparazione e uso. Le scrippelle possono anche andare a formare un timballo.

Su alcune tavole di trovano anche i Maccheroni alla chitarra, conditi tradizionalmente con ragù sostanziosi a base di carne di agnello, manzo o maiale.

Protagonisti del menu tradizionale di Natale in Abruzzo sono i dolci. Cominciamo con i calcionetti, simili a ravioli, con impasto di farina, olio e vino bianco. Il ripieno è composto da ceci, cacao, mosto cotto, cannella e bucce di arancio che viene fritto. Nella zona di Teramo e di Montorio al Vomano il ripieno è composto da pasta di castagne, mandorle tritate, cioccolata fondente, buccia di limone, rum, miele, cannella; ad Ortona e Chieti invece il ripieno è composto da un impasto di marmellata di uva nera di Montepulciano, mandorle e noci tostate e macinate, cannella e cacao. A Pescara troviamo il Parrozzo, una pagnotta semisferica che veniva preparata dai contadini con la farina di mais, cotta nel forno a legna e destinata ad essere conservata per molti giorni. D’Amico, ispirato dalle forme e dai colori di questo pane, riprodusse il giallo del granoturco con le uova e aggiunse una finissima copertura di cioccolato per sostituire il colore scuro dato dalla bruciatura della crosta del pane, proprie della cottura nel forno a legna. La prima persona alla quale Luigi D’Amico fece assaggiare il parrozzo fu Gabriele d’Annunzio, che finì per tesserne le lodi in un sonetto

mostaccioli sono biscotti che oggi si possono gustare tutto l’anno ma che in passato si preparavano soltanto nel periodo natalizio, soprattutto per festeggiare l’arrivo dell’anno nuovo. La parola “mostaccioli” deriva dal latino “mustaceum”, che indicava una focaccia dolce tra i cui ingredienti figurava il mosto d’uva cotto su foglie di lauro. Infine i celli, realizzati con una sfoglia croccante di pasta fatta con farina, olio e vino bianco dentro la quale si nasconde un morbido ripieno di marmellata d’uva (scrucchiata), mandorle tritate, noci e scorza di arancia grattugiata.

 

Pubblicato da
Marina Denegri

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