A distanza di cinque anni, ci troviamo oggi a ricordare le 308 vittime del tragico evento della notte del 6 Aprile del 2009. La vicinanza umana, a chi nel giro di pochi secondi ha perso la vita di una persona cara, i ricordi di un’intera esistenza o la prossimità fisica alle proprie radici, è un dovere etico e morale irrinunciabile. Rimarrebbe tuttavia un’azione sterile, se non facesse risaltare lo slancio non solo a ricostruire, ma anche lavorare duramente affinché disastri di simili proporzioni non accadano di nuovo.
Nessuno dimenticherà quella notte del 6 Aprile. Nessuno deve chiudere gli occhi di fronte alle complicità nel disastro. L’impegno della politica, non può esaurirsi solo nel ricordo delle vittime ma deve manifestarsi attraverso un impulso quotidiano concreto alle attività della ricostruzione. Tutto questo senza trascurare più anche le attività di prevenzione che si concretizzano soprattutto in un uso serio e responsabile di strutture e tecnologie antisismiche nelle a zone a rischio.
Solo così altri disastri come quello creato con terremoto aquilano probabilmente potranno essere evitati.
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