Nomina Direttore Asl di Chieti, Febbo in Procura

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L’AQUILA  – Riceviamo e pubblichiamo la nota di Mauro Febbo, Presidente della Commissione di Vigilanza: “Questa mattina mi sono recato in Procura per porre all’attenzione della Magistratura lo strano caso della Delibera di Giunta n.899 approvata il 10 novembre scorso (come da scaletta in allegato) e non ancora pubblicata dopo ben 20 giorni. E’ una situazione gravissima se si considera la materia dell’atto di Giunta ovvero l’individuazione del soggetto designato per il conferimento dell’incarico di Direttore dell’Azienda USL di Lanciano-Vasto-Chieti”.

E’ quanto dichiara il Presidente della Commissione di Vigilanza, Mauro Febbo che spiega: “La censura portata avanti dal presidente D’Alfonso, denunciata da Forza Italia già nel mese di aprile continuerebbe così a operare i suoi pesanti effetti.

Nel caso specifico, come si legge in un articolo pubblicato da un quotidiano locale il 18 ottobre, l’assessore Paolucci e D’Alfonso annunciavano che non ci sarebbe stato nessun nuovo direttore per l’Asl di Chieti, visto che insistono sulla creazione di una Asl unica e il facente funzioni Pasquale Flacco, subentrato a Zavattato che n’è andato sbattendo la porta nel mese di maggio, sarebbe rimasto fino alla fine dell’anno. Allora perché tutto questo mistero? Cosa c’è da nascondere? Non vorrei che la Delibera contenesse “sanatorie” visto che, come rilevato da qualche testata locale, ci potrebbero essere seri problemi in relazione alla proroga dell’incarico ad interim per il direttore facente funzioni e se fossero confermati si paleserebbero enormi criticità sulla legittimità degli atti firmati dallo stesso Flacco. In base al decreto legislativo 502/96 infatti nel caso in cui il posto di direttore generale sia vacante (dopo le dimissioni “forzate” di Zavattaro) può subentrare o il direttore amministrativo o il direttore sanitario ma lo stesso decreto impone una nuova nomina entro 60 giorni ma in questo caso ne sono trascorsi molti di più senza altre nomine “ufficiali” e questo potrebbe creare le condizioni una serie infinita di ricorsi. Intanto nella casa di vetro che D’Alfonso ci aveva promesso – conclude Febbo – restano enormi zone ancora avvolte nell’oscurità”.

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