Si chiude l’edizione primaverile di ‘Officina L’Aquila – incontri internazionali, rassegna internazionale di restauro e riqualificazione urbana’
L’AQUILA – L’impegno è di portare nell’edizione di ottobre di ‘Officina L’Aquila’ contemporaneità e futuro: L’Aquila come laboratorio di nuove idee sull’abitare, idee che scaturiscano dal confronto con i maggiori esperti mondiali sul tema; non solo nel senso stretto del termine, dal punto di vista dell’architettura o dell’urbanistica, ma soprattutto dal punto di vista sociale, della qualità della vita e della sicurezza delle persone. Con questi concetti l’architetto Nicola Di Battista, già direttore della rivista ‘Domus’ e attuale direttore della rivista ‘L’architetto’ ha lanciato il nuovo progetto di lavoro di ‘Officina L’Aquila’ del 23, 24 e 25 ottobre 2019.
Si chiude l’edizione primaverile di ‘Officina L’Aquila – incontri internazionali, rassegna internazionale di restauro e riqualificazione urbana’ promossa e organizzata da Carsa srl in collaborazione con ANCE Abruzzo, insieme ad ANCE L’Aquila, ANCE Chieti, ANCE Pescara, ANCE Teramo, che si tiene due volte l’anno nel capoluogo di regione colpito dal sisma. La rassegna affronta e scandaglia la ricostruzione della città e del suo territorio colpiti dal terremoto, indagandone tutti gli aspetti urbanistici, strutturali e architettonici, ma anche quelli sociali e culturali.
A ottobre dunque tre giorni di approfondimento sul tema dell’abitare che Carsa organizzerà insieme all’Ordine nazionale degli architetti, in concomitanza con una grande mostra itinerante. Il quesito a cui si cercherà di rispondere è quello lanciato oggi nella seconda e ultima giornata di ‘Officina’ dedicata appunto alla riflessione “Riabitare l’Appennino per riabitare l’Italia. Analisi delle condizioni materiali e immateriali dell’Aquila e dei Comuni del cratere”.
“Chi abiterà questa città e il suo territorio?”, è la domanda posta da Di Battista. “Il Corso dell’Aquila ha un numero di palazzi enorme e di una qualità incredibile, ne basterebbe uno per organizzare un intero corso universitario, e voi ne avete centinaia – ha detto Di Battista – candidiamo L’Aquila a diventare capitale mondiale dell’abitare, un luogo in cui discutere della sicurezza e fruibilità dei luoghi, portiamo qui le principali eccellenze mondiali sul tema di come si abitano oggi le città”.
Prima fase dei lavori dedicata alla ‘Rassegna sulla ricostruzione 2009-2019’, con il focus sullo stato dell’arte della ricostruzione e l’efficienza della macchina organizzativa della ricostruzione, che ha permesso nei quattro anni di funzionamento di spingere la rinascita dell’Aquila e dei Comuni del cratere, pur con le tante complessità e criticità da superare ancora. A intervenire, ribadendo che il “modello L’Aquila funziona, è esportabile e dev’essere ben recepito anche nei recenti crateri sismici dove i risultati a distanza di tre anni dal sisma ancora non arrivano”, sono stati un po’ tutti i i referenti delle associazioni di categoria, il presidente dell’Ance Chieti-Pescara Gennaro Strever e dell’Ance Teramo Raffaele Falone, e referenti degli ordini professionali dell’Aquila, Pierluigi De Amicis (presidente dell’Ordine degli ingegneri dell’Aquila), Giampiero Sansone (presidente del Collegio dei geometri dell’Aquila) e Maurizio Papale (presidente del Collegio dei periti industriali dell’Aquila). Tutti hanno però ribadito che, arrivati a questo punto, “occorre sviluppare la capacità di utilizzare bene quello che abbiamo costruito”. Aspetto sul quale si è concentrata poi la tavola rotonda moderata dal direttore editoriale di Carsa, Oscar Buonamano, nella quale si sono confrontati anche i titolari dei due uffici speciali per la ricostruzione dell’Aquila, Salvatore Provenzano, e dei Comuni del cratere aquilano Raffaello Fico.
“Il 50-60% dell’edilizia pubblica e scolastica può dirsi ricostruita”, ha spiegato Fico dell’Usrc, per il quale “l’obiettivo è restituire alla comunità quelli che erano i riferimenti sociali. A che punto siamo con la ricostruzione? Nei piccoli Comuni il ripristino della scuola è fondamentale per evitare lo spopolamento. Lo stato dell’arte non è così malvagio, siamo a metà del cammino. In molti casi la sicurezza in alcuni Comuni è arrivata al massimo livelli e i valori sono considerevoli relativamente alle scuole. Sulle scuole siamo al 75% con interventi nelle 4 province. Parliamo d’interventi di miglioramento sismico, adeguamento sismico o sostituzione edilizia. Le scuole sono estremamente sicure dal punto di vista sismico, un esempio di buone pratiche al Comune di Montebello, nel cui centro storico i fabbricati essenziali per la vita quotidiana sono stati completamente ricostruiti”.
Il responsabile dell’Ufficio speciale per la ricostruzione dell’Aquila, Provenzano, ha chiarito che “la nuova governance degli uffici speciali hanno l’obiettivo di portare a termine la ricostruzione fisica, guardando però alle sinergie affinché questa ricostruzione venga riabitata. Ci sono tante prospettive di sviluppo all’Aquila, che offre molte potenzialità. Si tratta di mettere a sistema un processo di rigenerazione con lo sviluppo socio economico della città e dei territori limitrofi. Tra le cose che mi hanno colpito è che il riabitare coinvolge tante altre competenze. Il percorso casa-uomo deve esserci, i servizi scolastici sono essenziali, anche quelli assistenziali. Un progetto di vita che nelle piccole realtà è un progetto collettivo deve includere comunque i servizi per rendere le piccole realtà nuovamente abitabili. La nuova governance degli uffici speciali è molto importante, siamo in un momento comunque strategico. Il compito dell’ ufficio è portate a compimento la ricostruzione fisica, provando a creare sinergie con chi è in grado di darci una mano per evitare che ciò che viene ricostruito anche bene non venga più abitato”.
Oltre al ricercatore di Economia regionale del Gran Sasso science institute (Gssi) Marco Modica, che ha spiegato come “nelle aree interne aumenta la perdita occupazionale oltre allo spopolamento producendo ulteriore abbandono. Lavoriamo a un progetto pilota per le aree interne per sviluppo economico e la mitigazione del rischio”, sono intervenuti anche i sindaci di Fagnano Alto Francesco D’Amore e di Fontecchio Sabrina Ciancone, che hanno descritto i progetti messi in campo per rivitalizzare i loro Comuni. Il primo cittadino di Barisciano Francesco Di Paolo (che è anche coordinatore delle aree omogenee del sisma 2009), ha invece ricordato la genesi della governance della ricostruzione aquilana, frutto di “una intuizione dell’ex ministro per la Coesione territoriale Fabrizio Barca che la mise appunto con il coinvolgimento democratico dei sindaci inserendo anche il 4% dei fondi destinati allo sviluppo dei territori, da affiancare alla rinascita edile”. Per quanto riguarda lo spopolamento Di Paolo ha ribadito che “dipende dal fatto che i giovani non hanno opportunità di lavoro, mancano le infrastrutture”.
Il sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio dei ministri con delega alla ricostruzione post-sisma, Vito Crimi, ha elogiato la macchina organizzativa della ricostruzione mettendo però in guardia “perché la percezione dei cittadini spesso è un’altra, segno che ci sono spesso singoli problemi che devono essere affrontati ad hoc, spesso piccoli scogli che possono essere affrontati singolarmente e facilmente. In tal senso oggi il decreto ‘Sblocca cantieri’ permette di velocizzare alcune procedure sulla ricostruzione pubblica e gli emendamenti in discussione in Parlamento apporteranno ulteriori miglioramenti”.
Per quanto riguarda la governance aquilana, per Crimi “ciò che ha funzionato è la centralizzazione, è esportabile la centralizzazione come viene fatta con la Struttura tecnica di missione a Roma e i due uffici speciali”. Importante per Crimi l’aver posto affianco del finanziamento della ricostruzione materiale anche un sostegno alla rinascita economica: “Ci sono 300 milioni totali, ma mi sto rendendo conto che i progetti non sempre rispondono a una logica complessiva di rilancio bensì a singoli impulsi, e questo non porta a nulla di utile per il territorio. Ad esempio sono pochissimi i Comuni che hanno dei loro progetti dentro al programma Restart. Dovremo rivedere i progetti approvati nei 5 anni e mai realizzati”. Per quanto riguarda L’Aquila, Crimi si dice d’accordo con l’idea di realizzare “un collegio diffuso con i 600 alloggi derivanti dalla sostituzione edilizia equivalente”.
L’assessore regionale alle Aree interne Guido Quintino Liris ha portato i saluti della Regione Abruzzo.
La seconda parte della giornata è stata dedicata all’analisi pratica degli strumenti di supporto alle decisioni nei casi di gestione delle emergenze e delle catastrofi naturali, nell’ambito del dibattito su “Resilienza e protezione del territorio e delle infrastrutture” con il direttore del centro analisi e protezione delle infrastrutture critiche (Apic) Enea Vittorio Rosato, che ha parlato dell’Eisac.it, il nodo italiano del centro europeo per l’analisi e la protezione delle infrastrutture critiche (scuole, edifici pubblici, infrastrutture e reti) e del sistema di supporto alle decisioni che opera h24 per prevedere eventi affinché gli operatori possano minimizzare i rischi.
Maurizio Pollino di Apic Enea, ha parlato del CipCast, un sistema di supporto alle decisioni per l’analisi del rischio sul territorio e le infrastrutture critiche. Franco Di Fabio e Ilaria Capanna del dipartimento d’Ingegneria civile, edile-architettura, ambientale (Diceaa) dell’università dell’Aquila sono intervenuti sulla vulnerabilità edilizia e sulla vulnerabilità urbana, prendendo a riferimento proprio il caso dell’Aquila. Paola Rizzi del Diceaa e Alessia Marcia del Divers city Urblab di Sassari hanno descritto la gioco-simulazione come strumento di supporto ai processi decisionali in territori fragili. Infine, Antonio De Nicola e Maria Luisa Villani dell’Apic Enea hanno descritto un modello per supportare un processo decisionale consapevole e creativo.
La tavola rotonda, aperta anche la pubblico, è stata coordinata da Sonia Giovinazzi dell’Apic Enea e incentrata in particolare sulle potenzialità ed eventuali limitazioni al concreto utilizzo degli strumenti illustrati per supportare fasi di ricostruzione e di rigenerazione urbana e territoriale post-disastro.
“Si tratta di una serie di strumenti e approcci per supportare i processi decisionali in fase di gestione post-disastro e riqualificazione del territorio – ha spiegato Giovinazzi – in particolare presentato uno strumento ‘web gis’ (una mappa interattiva che può essere interrogata dall’utente) che consente di disegnare scenari in caso di calamità naturali sugli impatti dell’edificato e delle strutture critiche. Con esso si riesce, per esempio a simulare l’effetto sia in termini di danni che d’interruzione dei servizi. Ciò consente di fare delle ipotesi di rimessa in servizio e ricostruzione, paragonando diverse strategie di ricostruzione”.
Nel corso delle due giornate di ‘Officina L’Aquila’ 300 studenti universitari della facoltà di Architettura di Roma Tre, della facoltà d’Ingegneria dell’università La Sapienza di Roma e della facoltà d’Ingegneria dell’università dell’Aquila hanno visitato tre cantieri nell’ambito del programma “Cantieri aperti”: l’aggregato di Sant’Emidio (arcivescovado), palazzo Margherita (sede del municipio) e Teatro comunale.
Le visite nei cantieri sono rese possibili in totale sicurezza grazie alla supervisione del Cpt (Comitato paritetico territoriale – Scuola edile), i cui operatori affiancano gli utenti in ogni cantiere.